L’onorevole Paolo Grimoldi, probabilmente, questo putiferio non se l’aspettava. Dopo il suo comunicato di giovedì mattina nel quale si scagliava contro il sindaco di Azzate e la sua idea di servire alla mensa della scuola elementare un pasto etnico (pollo alla curcuma, riso) per insegnare ai bimbi un po’ di sana integrazione. Già: perché a raccontare i piatti, e insieme la loro storia, ecco quattro richiedenti asilo nigeriani presenti in paese da qualche settimana. Grimoldi ci è andato giù duro (a dire il vero, in quel comunicato c’era qualche inesattezza: ma il significato era chiarissimo) e le polemiche non sono mancate. Lui è tornato sull’argomento. «Prima cosa: avete scritto che l’iniziativa era stata votata all’unanimità. Non è vero, perché il consigliere leghista quella sera non era presente in consiglio comunale».
Non cambia quello che penso: ci sono comuni che perorano la causa dei menù locali e a chilometri zero, rispettosi dell’ambiente e delle tradizioni. E altri che tendono a dimenticarsi di queste cose, quando si parla della cosiddetta integrazione.
Perché quella proposta dal sindaco di Azzate non è integrazione: è ghettizzazione. L’integrazione parte dall’idea di insegnare ai nostri ospiti a vivere come viviamo noi, non il contrario.
La questione è diversa ed è più ampia. Il sindaco ha sfruttato questa vicenda, tirando dentro dei bambini, per appoggiare le politiche di questo governo in tema di immigrazione.
So che c’è un sindaco stravagante nel giustificare le politiche del governo.
Il fine ultimo è quello di portare qui tutti i migranti. Ma lei lo sa che sul sito cinese di Amazon c’è in vendita il gommone per il trasporto dei migranti, con tanto di istruzioni in italiano? E che ci sono cartine dettagliate con i tracciati delle barche delle Ong italiane che dimostrano come queste organizzazioni abbiano l’obiettivo di portare qui più gente possibile?
Allora cambia tutto, ma avrebbero dovuto dirlo. Invece hanno comunicato il pranzo nigeriano cercando di sfruttarlo a fini politici.
Accetto l’invito, volentieri. Se non avrò impegni istituzionali, ci sarò.