«Sabato è successo che un attore è andato in scena senza spettatori e questo perchè Giovanni Mongiano è un attore come si deve che rispetta il suo lavoro». Con questa dichiarazione Giancarlo Stellin, direttore artistico del Teatro del Popolo, inzia l’analisi di quanto successo sabato sera. «Non ero a Gallarate ma ero collegato in linea diretta con la biglietteria – continua Stellin – Quando mi hanno comunicato il numero degli spettatori presenti in sala sono rimasto senza parole».
Due giorni non sono abbastanza per placare gli animi soprattutto quando ci si sente sotto il fuoco incrociato di giornalisti, commentatori seriali di post e curiosi. Una dimostrazione di stile da parte dell’attore apprezzata dagli organizzatori ed anche da alcuni dei non-presenti allo rappresentazione. «Mi sarebbe piaciuto vedere tutto questo interesse dei gallaratesi durante tutta la stagione, non solo in questo momento» dichiara con un tono di voce mortificato il direttore artistico.
La paura è che, come dice il proverbio, “passata la festa, gabbato lo santo” o in questo caso passato il clamore, passato l’interesse. «Avevamo avuto un ottimo riscontro durante la presentazione ufficiale ad ottobre e poi il nulla» continua Stellin. Che si chiede come sia fatto un gallaratese perchè «ne ho visti davvero pochi passare di qui in questi mesi». La paura è proprio questa, che si parli del flop e non dell’offerta culturale del Popolo che, tra qualche giorno «tornerà nell’ombra in cui è rimasta fino a qualche ora o meglio fino a qualche articolo fa».
In questi giorni, per lo staff del teatro è il momento di programmare il cartellone per l’anno prossimo. «Secondo voi come posso affrontare questa nuova sfida a cuor leggero?» Una domanda dalla risposta difficile a cui si aggiunge anche un dubbio etico e morale perchè, come sottolineato da Stellin, «questo teatro è gestito da una cooperativa ed i il budget che abbiamo a nostra disposizione è composto dal capitale investito dai nostri soci».
In una situazione come questa, quello che più fa male è sapere di avere compiuto le scelte giuste in fatto di nomi e spettacoli : «Il livello qualitativo è alto ed i pochi che vengo a teatro si dichiarano soddisfatti dello spettacolo» conclude Stellin. Anche guardando il bicchiere mezzo pieno, resta il rammarico per la possibilità persa o non colta dalla città e soprattutto dai suoi abitanti.