Da qualche anno tra le acque dell’Arno sono tornati i pesci cavedano e per i residenti sembrava l’inizio di una nuova vita per il fiume. Almeno fino a qualche giorno fa: «Ci siamo resi conto che lungo le sponde è comparsa una sospetta schiuma bianca accompagnata da chiazze di quello che pensiamo possa essere olio – dichiara Giampaolo Busellato – Ho percorso da cima a fondo l’asse del fiume per controllare la situazione degli scarichi, dicono che sia stata fatta una bonifica». Le foto però descrivono una situazione che definisce «davvero triste perchè sembra uno sversamento».
Il fiume però non è sempre stato così sporco: «I miei amici più anziani mi raccontano di quando era possibile scorgere pesci e persino i gamberi» continua Busellato. Un degrado vissuto in prima persona: «Abito qui a “Cavaria bassa”da sempre e mi spiace vedere la situazione in cui versa oggi». Busellato infatti, nonostante le quattro alluvioni subite è rimasto fedele alla sua terra: «Abbiamo deciso di rimanere pur sapendo quali sono i rischi che corriamo.
Durante l’ultima esondazione di un paio di anni fa abbiamo perso tutto – continua l’ambientalista – In un’altra occasione sono anche passati i volontari della Protezione Civile ad avvisarci ma non è questa la soluzione». Soprattutto in caso di quelle che gli esperti chiamano “bombe d’acqua” la zona sarebbe nuovamente colpita: «Per salvare Gallarate dalle inondazioni sono stati investiti 20 milioni di euro dovrebbero fare lo stesso anche qui». Costruire delle vasche di laminazione permetterebbe quindi di salvare l’autostrada e le città limitrofe: «In pochi si rendono conte che, avendo costruito intorno al fiume, ora l’Arno non ha più valvole di sfogo».
La soluzione potrebbe essere la realizzazione di vasche di contenimento a nord di Cavaria: «Purtroppo questa zona non fa “gola” a nessuno perchè siamo “solo” 300-400 abitazioni non di una città grande come Gallarate». L’area di cui si parla viene utilizzata dai residenti come “parco” in cui passeggiare: «Si potrebbero creare delle oasi. Purtroppo sono zone che sono state acquisite in un primo tempo per poi essere dimenticate ed abbandonate» conclude Giampaolo Busellato.
Sono affermazioni fatte con “cognizione di causa” da un «cittadino preoccupato di come un gioiello tutelato dal Parco del Ticino venga deturpato in questo modo» sottolinea Busellato riferendosi ai macigni che sono stati posizionati lungo le sponde: «Da piccolo paradiso è diventato uno scoglio e per questo, nonostante la lenta e complicata macchina della burocrazia andrò avanti a battermi per questa causa».