In un’economia sempre più globale gli andamenti geopolitici dei singoli paesi sono in grado di influenzare ed indirizzare anche le rotte commerciali degli scambi. Se a tutto questo aggiungiamo annunci di nuove politiche protezionistiche, dazi, embarghi, guerre e turbolenze allora davvero importazioni ed esportazioni di beni e servizi sono costantemente messi sotto pressione.
Cambiano le principali destinazioni delle merci: secondo un’analisi di Confartigianato nelle aree con conflitti e turbolenze geopolitiche del mondo, come Medio Oriente, Federazione Russa, Nord Africa, America centro-meridionale e Turchia, si concentra il 12,2% delle esportazioni dei settori di piccole e medie imprese che nel 2016 sono risultate in calo del 3%.
Ma vediamo quali sono gli altri mercati potenzialmente critici per le esportazioni italiane, ma più in generale un po’ per tutto il mondo che si trova a dover fare i conti con scenari in continuo mutamento geopolitico: gli Stati Uniti d’America per l’annuncio di politiche a carattere protezionistico, il Regno Unito in conseguenza alla Brexit ed i cinque Paesi dell’Area Schengen che hanno temporaneamente ripristinato i confini ed i controlli doganali conseguente alla crisi dei migranti cioè Austria, Danimarca, Germania, Norvegia e Svezia. In questi sette paesi potenzialmente critici si concentra il 31% dell’export dei settori di piccole e medie imprese e secondo l’analisi di Confartigianato, complessivamente nelle Aree di crisi e nei Paesi potenzialmente critici si concentra più in generale il 43,2% delle esportazioni dei settori di piccole e medie imprese che qui nel 2016 hanno registrato un export stagnante (+0,1%).
Passiamo all’analisi di qualche dato provinciale. Secondo i dati della Camera di Commercio varesina, la bilancia commerciale della provincia di Varese per il 2016 conta un surplus di quasi 4 miliardi di euro ma, entrando nel dettaglio, questo nasconde tuttavia una diminuzione del valore delle esportazioni rispetto all’anno precedente dell’8,98%. Un dato sicuramente in controtendenza sia nel confronto con gli anni precedenti, sia rispetto al valore registrato a livello regionale (+0,77%), sia a livello nazionale (+1,16%).
In termini monetari, la vendita complessiva di beni e servizi varesini all’estero ammonta nel 2016 a 9 miliardi e 482 milioni di euro. Il settore maggiormente export oriented risulta quello dei macchinari e apparecchi che pesa per il 22,78% sul totale dei beni esportati da Varese, seguito dai mezzi di trasporto, dagli articoli in gomma e materie plastiche, dal tessile, abbigliamento, pelli e accessori e infine dai prodotti chimici. L’import si attesta, invece, a poco meno di 6 miliardi di euro con una riduzione, rispetto al 2015, di -9,75%.
Da qui il saldo positivo della bilancia commerciale.
Per quanto riguarda le rotte, fra i Paesi più critici identificati prima, le esportazioni varesine verso gli Stati Uniti nel 2016 sono scese del 19,9%, il Regno Unito ha registrato un meno 6,45%, la Turchia -17,92%, la Russia -28,97% e l’Europa, nel suo complesso, da sempre primo partner commerciale per le nostre merci con la Germania in testa un -4,94%.