La storia locale andrebbe valorizzata. E trasmessa alle future generazioni

L’elzeviro di Marco Tavazzi

Quanto conosciamo veramente il nostro territorio?

Quello che è sempre mancano nei programmi didattici scolastici è sempre stato un adeguamento approfondimento sulla storia locale. Non nascondiamolo. Il centralismo scolastico, che pur ha assunto pregi, come fornire a tutti gli italiani (o almeno cercare di fornire) lo stesso livello di studio, ha avuto come lato negativo il quasi totale annullamento della conoscenza della storia dei vari territori che compongono il Paese.

Una riflessione nell’elaborazione della rubrica, che ogni sabato vi proponiamo nella pagina di cultura, dal titolo “Le strade della memoria”, realizzata in collaborazione con “La Varese Nascosta”.

In questa rubrica proponiamo le biografie dei personaggi cui sono intitolate le vie della Città Giardino. Le dediche sono il modo più diretto e tangibile non solo per dare un tributo alle personalità illustri, ma anche e soprattutto per tramandare la memoria.

Ma non basta certo una semplice targa per portare avanti la conoscenza delle gesta e dei meriti di queste persone.

Nella quotidianità, alla fine esse diventeranno semplici nomi pronunciati quasi tutti i giorni, sui quali non andremo mai veramente a fondo.

Eppure, si tratta di storie tutte da conoscere, che possono raccontarci chi visse prima di noi nella nostra città. E i modi in cui la nostra comunità si sviluppò. Se restano nomi “muti” sui cartelli, sono un patrimonio di conoscenza che va perso.

Quel poco che possiamo fare, e siamo in grado di fare proprio grazie all’impegno di realtà come “La Varese Nascosta”, è amplificare l’opera di diffusione della conoscenza. Ma questo tema andrebbe affrontato in maniera molto più ampio. E possibilmente anche a livello di amministrazione pubblica.