«Non abbiamo la presunzione di sapere dove si va quando si muore…. sappiamo che resta, in qualche modo: nei silenzi, in cima allo Stelvio…. sappiamo dove andarlo a trovare. Proveremo a farcelo bastare».
Eh no! Caro direttore! A me questo non basta. Di fronte al dolore di una moglie che piange in ginocchio suo marito, quale giustizia può esserci? Quale consolazione può avere questa donna ed i suoi cari, amici? Non può bastare! Il mio cuore urla dalla mie viscere: non può bastarti!
Non lo so spiegare ma quel grido che sento ogni giorno (tu sei fatto per l’infinito) è talmente vero e reale che ne sono certo come sono certo che la sedia sulla quale sono seduto è reale, esiste…. c’è e posso dirlo con estrema certezza.
E allora mi viene una domanda, semplice ma estremamente chiara: davanti alla morte di un amico, ad una delle stragi a cui ormai ne sento quasi l’abitudine, con tutto quel che di male succede, è giusta la vita?
Perché, caro Direttore, se non rispondessimo alla domanda, tutto sarebbe un vuoto disperato, come se la tragedia di ieri, o qualunque altra, capitasse centomila volte in un giorno, lasciando gli uomini senza speranza.
Dunque, secondo ragione, dobbiamo (devo!) rispondere come uomo dotato di ragione e cuore (che non mi sono in ogni caso dato).
Per farlo uso le parole di un grande educatore che mi ha insegnato (e sto ancora imparando) ad essere un po’ più me stesso…
«Eppure nella sua ricerca di una risposta che affermi la libertà o la bontà o la giustizi (ndr è giusta la vita?), l’uomo incontra un limite, si scopre limitato per natura, così che tutto sembra senza fiato, e appare impossibile a chiunque compiere una sola azione di vita senza commettere ingiustizie o contraddizioni.
Siamo tutti come Mosè, che aveva accompagnato per centinaia di chilometri i suoi; arrivato al confine di quello che sarebbe diventato poi lo Stato di Israele, dall’alto del monte guarda da lontano la Terra Santa senza poterla toccare, poiché Dio gli aveva detto: «Per punizione del tuo timore, del tuo non avermi reso giustizia, tu morirai prima di giungere nella Terra promessa». Infatti sarà Giosuè a fare entrare le truppe per la conquista. Ecco, noi stessi ogni ora siamo come sul limitare di una terra tanto desiderata quanto irraggiungibile. E per questo la domanda sulla riuscita della vita domina le giornate di chiunque abbia respiro umano.
Ora, c’è un’unica spiegazione che dà ragione di tutto ciò che è accaduto: la croce di Cristo; la Sua morte è la risposta di Dio ai nostri limiti e alle nostre ingiustizie. Ci sarebbe un orizzonte di mancanza di ragione in tutte le cose. Qualsiasi evento capiti non troverebbe mai risposta adeguata, se non ci fosse Cristo: Lui segna l’ultima vittoria di Dio sulla realtà umana; qualsiasi cosa accada, è la «misericordia» che legge tutto ciò che è umano. La misericordia: Dio compie la vittoria sul male dentro la storia come positività, è questo che dà la ragione a ciò che accade.
Ma l’uomo non riesce a capire questa spiegazione. L’unica possibile spiegazione perché il danno e il male non siano il segno ultimo della storia. Allora avviene una cosa impossibile, la più impossibile: l’uomo si fa giudice di Dio. Mi mette le vertigini pensare al futuro, a quel che l’uomo può fare se giudica ingiusto Dio per qualcosa che accade e che egli non riesce a comprendere. L’uomo non può. Dio può fare e può permettere quello che vuole (è
il mistero di Dio, in cui l’uomo non può entrare se Dio non gli apre la porta) e l’uomo che giudicasse Dio – per pura presunzione – compirebbe il vero cataclisma. La tragedia di Gesù è questa! Invece la morte e il destino di Cristo sono la resurrezione della vita: la vittoria sul male. Chi accetta questo fatto, partecipa della resurrezione della vita. Chi, non comprendendolo, non lo accetta, distrugge il mondo.
Ma dire che Cristo «ha vinto» è un’espressione strana per l’uomo e così giungiamo ad essa come ad un’uscita misteriosa, che rimane mistero fin quando il Padre lo vuole, finché il mistero di Dio non si riveli. E quando si rivelerà, sarà la fine, la fine del mondo. Per potere dire: «Ha vinto», l’uomo deve fare una scelta: la scelta che il bene trionfi sul male. La scelta del bene e non l’insistente sottolineatura del male. E questo è innegabile che sia giusto: a priori è giusto, non è una spiegazione che possiamo dare noi, ma qualcosa che riconosciamo…
…Dio, il Signore mi fa giungere alla certezza della fede: che l’amicizia di Dio con me, con l’uomo, non può essere messa in discussione da nulla (ndr nemmeno dalla più grande tragedia come la morte di un figlio, marito e padre)…
…Pensare che poco prima di morire Gesù abbia detto: «Amico!» a Giuda che lo tradiva, è una cosa dell’altro mondo. Dice il Salmo 117: «Lodate il Signore perché è buono, eterna è la Sua misericordia». È una cosa dell’altro mondo…
…Come fu per la Madonna che per me rimane il vertice di quell’evoluzione dell’io che si chiama santità. Per cui di fronte a qualsiasi disastro o limite, un uomo può affermare con sicurezza che la vita è giusta perché va misteriosamente ma sicuramente verso il suo destino di positività…
La ringrazio per l’attenzione e per avermi permesso di approfondire a me stesso le ragioni per cui, comunque, c’è la realtà tutta, le circostanze che capitano, sono sempre un bene per me, a volte incomprensibile e misterioso, ma altrettanto vero e certo!