Lunedì 15 maggio alle 17.30 è in programma, nell’Aula Magna dell’Università degli Studi dell’Insubria in via Ravasi, un’interessante tavola rotonda dedicata alle tre grandi religioni monoteiste dal titolo “Islam, Cristianesimo ed Ebraismo nella società in cambiamento”. L’incontro nasce nell’ambito del progetto “Filis – Formatori Interculturali di Lingua Italiana per Stranieri” dell’Insubria.
La professoressa , coordinatrice didattica del FILIS, terrà il discorso introduttivo all’evento, cui parteciperanno importanti personalità. Relatori dell’incontro saranno infatti l’imam Yahya Sergio Pallavicini, presidente della Comunità Religiosa Islamica, monsignor Luca Bressan, vicario episcopale per la Cultura, la Carità, la Missione e l’Azione Sociale dell’Arcidiocesi di Milano, e il Rav Elia Richetti, rabbino della sinagoga di via Eupili a Milano. L’incontro avrà un moderatore d’eccezione, il professor Alessandro Ferrari, docente di Diritto Ecclesiastico e di Diritto Canonico all’Insubria,
rappresentante del Centro Interuniversitario FIDR presso la “Commissione sull’intolleranza, la xenofobia e il razzismo” istituita dalla Camera dei Deputati e membro del “Consiglio per le relazioni con l’Islam italiano” del Ministero dell’Interno. Lo spazio per le domande e le conclusioni finali saranno invece affidate al professor Gianmarco Gaspari, direttore del Centro per le Storie Locali e le Diversità Culturali dell’Università dell’Insubria.
Nel presentare l’evento, la professoressa Moneta Mazza ha dichiarato: «L’iniziativa nasce dalla volontà di affrontare i temi della convivenza civile. Vogliamo un dialogo che non si limiti ai politici, ma che coinvolga tutti i cittadini, soprattutto i giovani, trattando temi legati alla comunicazione e ai rapporti interpersonali nella scuola, sul lavoro, nella vita quotidiana. Dopo il confronto fra i tre ospiti, vi sarà il momento che ritengo più importante: il dibattito legato alle domande del pubblico. Speriamo in una grande partecipazione, con la presenza di molti insegnanti e studenti, perché siamo convinti che è nella scuola che si impara a relazionarsi con coloro che vengono da lontano. Abbiamo promosso questa iniziativa partendo dalla necessità di conoscere meglio la realtà multiculturale della nostra società, caratterizzata da continui cambiamenti portati dai flussi migratori, e la convinzione che le tradizioni religiose, in cui i singoli si riconoscono, segnano in modo decisivo la loro esistenza e quella della comunità in cui vivono. La mancanza di conoscenza reciproca può produrre indifferenza oppure accettazione acritica di stereotipi e pregiudizi, fino a sfociare nell’ostilità».