L’ennesimo teatrino si consuma nel primo martedì post-campionato. La stagione è finita la domenica appena precedente, con la conferenza stampa di Fabio Baraldi (eletto presidente appena 60 giorni prima, in virtù di un progetto a brevissimo, breve e medio-lungo termine per (ri)portare il Varese in serie B) che ha consegnato il giovane pallanuotista alla storia biancorossa insieme ai tanti presidenti o presunti tali che negli anni hanno fatto un milione di promesse ai quattro venti (celebrate nelle sale e salotti più “in” di Varese da scroscianti applausi e dagli osanna di chi sale sempre sul carro sbagliato) prima di sparire senza mantenerne nemmeno una.
Un martedì in cui l’Aspem toglie l’acqua dal Franco Ossola lasciando senza caffè i genitori e senza docce i loro bambini, unico vero patrimonio (in tutti i sensi, anche economico viste le rette che vengono versate alla società) di una società di calcio, a maggior ragione di quella biancorossa che, nell’estate 2015, ha saputo ricostruire un settore giovanile che gira l’Italia onorando la storia di questa maglia. Settore giovanile ricostruito non (o non solo) per il nome “Varese”, ma soprattutto per le persone che ne fanno parte: i mister e gli addetti ai lavori che ogni giorno si spendono e che ieri sono stati costretti ad avvisare – e così umiliati nella loro straordinaria professionalità – della mancanza d’acqua allo stadio.
Umiliati al pari dei tifosi: sia quelli che non hanno creduto al progetto della maggioranza Basile-Taddeo uscito dalla stanza dei bottoni a marzo (progetto in grado di superare quello – ridicolizzato per l’esigua cifra – della minoranza: 500.000 euro pronto cassa contro il milione all’anno per cinque anni in arrivo da 830 chilometri più a sud); sia – e soprattutto – quelli che hanno creduto ciecamente alla bontà di un progetto che «in tre settimane» avrebbe dovuto rimettere in pari i conti del Varese.
Dichiarazione ricordata ieri ad Aldo Taddeo, la cui risposta (o non risposta) è stata: «Vedrete. Vedrete. Vedrete».
Lo stesso vicepresidente Aldo Taddeo che, commentando la notizia della chiusura dell’acqua data ieri a mezzogiorno dalla Provincia, ha ammonito dicendo che «così non si fa il bene del Varese». La nostra opinione – che per altro ci risulta piuttosto diffusa – è che il bene del Varese si faccia parlando chiaro, dicendo la verità. Prendendosi le proprie responsabilità. Non certo rimandando all’infinito problemi, debiti o spiegazioni. E, anche se ieri per molti è stata l’ultima goccia (anche se non è uscita dai rubinetti), sembra che i protagonisti siano intenzionati ad andare avanti, dritti, per la loro strada.
Goccia dopo goccia.