Era stato chiaro davanti ai cancelli dell’ex Ricamificio ZIbetti martedì sera e lo è stato ancor di più ieri mattina quando ha redatto il testo della petizione da inviare al prefetto. «Questa mattina alle 10.30 era già pronta – dichiara il sindaco – L’avevo promesso ai cittadini a Sciarè ed ho mantenuto la mia parola».
Nel testo il numero uno della giunta sottolinea come Gallarate ad oggi «è probabilmente la città in provincia di Varese con la percentuale più alta di stranieri (8244 su 53145 residenti, ovvero oltre il 15,5%)» a cui vanno aggiunti «i richiedenti asilo, che fino a poco tempo fa erano 80 sul territorio gallaratese, e già creavano problemi di sicurezza e decoro come evidenziato a più riprese dalla stampa». Per queste ragioni il sindaco definisce impensabile la creazione di un centro d’accoglienza «nel centro del rione, a poche decine di metri da scuole pubbliche e asili», così come è improbabile «che gli immobili ivi ubicati possano diventare dei centri di formazione, di consultazione legale e sanitaria per i richiedenti asilo perché le presenze eccessive generano evidenti tensioni sociali».
Dalle parole ai fatti per una decisione che, fin dai primi istanti ha creato pareri discordanti. Pareri che non sembrano turbare il primo cittadino: «Fin dalla campagna elettorale sono stato chiaro su quali fossero le mie idee e il mio programma. Non capisco questa indignazione». Un programma d’azione che non si limita alla sola petizione. «Questa mattina mi incontrerò con i referenti di Arpa e Ats per fare un punto della situazione sul centro di via Ranchet per riportarlo nei parametri rispettati fino ad una decina di giorni fa – dichiara il numero uno di Palazzo Borghi – Se non dovesse essere a norma, prenderemo dei provvedimenti».
Provvedimenti che potrebbero prevedere anche uno sgombero se nel centro di accoglienza «non vi fossero i requisiti igienico-sanitari minimi» precisa Cassani. E per chi dice che i 150 cittadini non rappresentano tutti i gallaratesi il sindaco afferma che «è mio dovere ascoltare chi si rivolge a me per un timore, soprattutto se si parla di sicurezza e ordine pubblico».
Una battaglia che combatterà come sindaco e, nel caso non fosse a sufficienza, «manifesterò con i miei concittadini davanti allo stabile» sentenzia Cassani. Una presa di posizione netta e che, nonostante le critiche porterà avanti. Perchè «se abitassi in via Doria – conclude – sarei molto più arrabbiato dei cittadini all’incontro».