Aveva dedicato gran parte della sua vita allo studio dei versi arabi nella Commedia di Dante, lo scrittore Nino De Falco, mancato all’affetto dei suoi cari giovedì scorso – i funerali verranno celebrati oggi alle 15 presso la chiesa di Oltrona. De Falco era un personaggio conosciuto, non solo a Varese ma a livello internazionale, grazie alla sua vita avventurosa e alla sua profonda conoscenza del mondo arabo. Pochi anni fa dava alle stampe “Arabum est –
Versi arabi nell’Inferno dantesco”. Gisa Legatti, amica di De Falco da trent’anni, racconta la sua vita avventurosa: «la sua presenza in Algeria e in particolare in Cabilia come missionario padre bianco nel periodo della lotta per la liberazione dalla Francia. A lui, che parlava arabo e cabilo, era affidata la gestione di atelier di ceramica e lavori di artigianato d’arte che lo mettevano in stretto contatto con i giovani e quindi con tutta la problematica della situazione politica». In questi anni cominciava la sua passione per Dante e lo studio dei rapporti fra cultura araba e Divina commedia «che lo porteranno poi a poter dimostrare la presenza araba nei versi “oscuri” di Dante e la possibilità (per lui certezza”) di una lettura diversa dell’episodio di Maometto che viene da Dante riconosciuto nella sua dimensione profetica». La sua vita lo portò anche a momenti particolarmente sofferti: «Partecipa, in Cabilia, alla lotta di liberazione entrando in contato con personaggi della resistenza e in particolare con Ait Ammed con cui fonderà, a liberazione avvenuta,il Fronte Forze Socialiste FFS. La sua opposizione alla deriva militare della situazione algerina gli costerà arresto, carcere e tortura. Liberato dopo due anni sarà espulso dall’Algeria. Dopo altre missioni in Africa e in medio oriente che lo vedranno presente in Libia al momento dell’arrivo di Gheddafi e in Libano, ritornerà Varese dove lavorerà con Vito Scamarcia in un laboratorio di restauro e di arte a Biumo».
A Varese, il ricordo del mondo arabo sopravvive: «Qui si creerà spontaneamente un luogo dove si farà cultura in modo nuovo,dove si parlerà arabo, dove entreranno le prime persone che a Varese parlano arabo, dove l’incontrarsi fra gente diversa che esprime lingue e culture diverse sarà vissuto come arricchimento». Quale il ricordo più indelebile di De Falco? «Nino era sempre schierato con chi lotta per il riconoscimento dei diritti fondamentali, dell’uguaglianza, dell’istruzione dell’apprendere non per imposizione ma per volontà e piacere di sapere e diventerà padre e poi nonno di 10 nipoti. E la sua lezione di povertà: la riduzione all’essenziale dei suoi bisogni, il resto poteva servire a rispondere al bisogno di un altro e la sua casa sempre aperta e anche un breve incontro con lui diventava indimenticabile”mi diceva ora un’amica “Non è certo una persona che si possa dimenticare” mi diceva ieri una docente dell’Università di Torino».