Spettacolo par Varès, i novant’anni del Gruppo Folcloristico bosino snobbati dalle autorità
È amaro lo sfogo di Nicoletta Talamoni, la nipote di Giuseppe Talamoni, il celebre e multiforme artista varesino, sulla bacheca ufficiale del sindaco Davide Galimberti, che così scrive: «Buongiorno Signor Sindaco, Le invio la locandina dello spettacolo per il novantesimo anniversario del gruppo folkloristico della nostra città, che, come sicuramente avrà potuto osservare dai manifesti affissi ovunque, è stato rappresentato ieri sera nel Salone Estense. Spettacolo davvero bello che si è svolto nel ricordo del suo fondatore Prof. Giuseppe Talamoni, mio nonno, (personaggio che ha dato tantissimo a Varese compresa la maschera de Pin Girometta) e della vecchia tradizione varesina che Voi dite di voler rivalutare! Con grande dispiacere è stata notata da tutti la completa assenza delle istituzioni. Il gruppo folkloristico identifica ogni città e ne porta avanti con orgoglio le tradizioni… e Varese? Nicoletta Talamoni con Romano Talamoni».
I fatti ci riportano ad una serata, quella di venerdì 26 maggio, largamente preannunciata a partire dalla festa della Giöbia di gennaio – alla quale peraltro il primo cittadino era presente, come ad altre manifestazioni dei Bosini, ivi compresa la recente festa di San Vittore dell’8 maggio – in cui si sarebbe dovuto festeggiare in pompa magna l’importante ricorrenza: al contrario, pur essendo ospitata in un degno luogo, ossia Salone Estense, è stata completamente ignorata non solo dalle istituzioni ma anche dal pubblico.
Pochi i presenti, fra cui gli addetti al mestiere – Carlo Zanzi in primis, che riporta sdegnato sul suo blog l’accaduto – e appunto, Nicoletta, l’altra nipote Maria, figlia di Luigi, e Romano, il figlio minore di Giuseppe, ottanta primavere, colui che ebbe la fortuna di seguirlo a partire dagli anni dell’immediato dopoguerra nelle imprese di studio e recupero del materiale documentario folclorico nelle campagne varesine. «Mio padre – racconta Romano – era stato incaricato dall’allora dirigente dell’Ordine Nazionale Dopolavoro (OND) di costituire il gruppo folcloristico di Varese all’indomani della proclamazione di Varese a capoluogo di provincia: il governo fascista pretendeva che tutti i capoluoghi avessero il proprio. Mio padre, che era molto amico nonché grande ammiratore di Speri della Chiesa Jemoli, il più grande poeta bosino, e che amava studiare le tradizioni locali anche se era arrivato a Varese da Monza solo nei primi anni del Novecento, iniziò ad andare per campagne a far ricerche. Così, in quel 1927 così importante per Varese, nasceva il Gruppo Folcloristico Bosino, che esordì in veste ufficiale a Venezia l’anno successivo».
Un dispiacere, per Romano e per tutta la famiglia Talamoni, che si amplifica pensando a quanto, in generale, tutto ciò che è cultura del territorio non catalizzi più l’interesse dei varesini, tantomeno di chi dovrebbe promuoverli. «Mi sembra – conclude Nicoletta – che si stia andando nella direzione del dimenticatoio: abbiamo tante cose belle, tanta cultura, ma se ne sta perdendo la memoria a vantaggio di tante cose che con la nostra città non hanno nulla a che fare».