I draghi, misteriosi animali magici che affondano le proprie origini nel mito e nella leggende. E sono protagonisti di fiabe e storie fantasy, ambientate spesso in luoghi inventati, o, comunque, lontani da noi nel tempo e nello spazio. Eppure, anche nel Varesotto, e proprio vicinissimo a noi, queste leggende sono più che mai vive.
Come ci racconta de “La Varese Nascosta”.
In quel di Breno tanti anni fa accadde un fatto molto curioso, ancora oggi se ne parla, e tutti ricordano del buon Giovanni che sconfisse il Drago. Iniziamo dal principio per raccontare questa avvincente storia.
Molto tempo fa due giovani fanciulle, in un pomeriggio afoso, si allontanarono dal paese, per andare a giocare nelle dolci acque del torrente che scorreva in un bosco lì vicino. Le due ragazze giocavano, ridevano, chiacchieravano. Nella tranquillità di quel pomeriggio uguale a molti altri, mai avrebbero pensato che il pericolo era vicino. Tra uno schizzo e una risata un rumore fortissimo fece tremare la terra. Un frastuono così potente e fragoroso da far vibrare l’aria, da far cadere in terra le foglie degli alberi.
Un rumore così le due giovani non lo avevano mai sentito, sollevato il visino si guardarono intorno e finalmente lo videro: un mostro di enormi dimensioni era arrivato ad abbeverarsi al torrente. Il corpo era enorme, ricoperto di squame verdi brillanti, dalla testa fino alla schiena scorreva una cresta nera frastagliata, due occhi rossi e fiammanti, due occhi che guardavano con brama le due fanciulle. Il mostro aprì la bocca e mostro denti aguzzi, ruggì e un denso vapore uscì dalle sue fauci. Era pronto a far delle due ragazze un sol boccone.
“Un drago!” esclamarono e in fretta e furia scapparono via.
Arrivarono al paese correndo, urlando, chiedendo aiuto. Tutti sentirono le urla delle due ragazze e presto si affrettarono a metterle al sicuro. Quando le giovani si furono calmate, iniziarono a raccontare del mostro che avevano visto. Terminato il racconto, tutti si guardarono dubbiosi, non credevano a quella storia. Era solo uno scherzo da ragazzine. Ma nel silenzio si sentivano ancora i gemiti e i pianti delle fanciulle, erano ancora scosse e percorse da brividi di paura, si tenevano strette e i loro occhi grandi dimostravano che stavano dicendo la verità. No, non era possibile che fosse uno scherzo.
Alcuni abitanti allora si armarono di lunghi bastoni e forconi, in gran numero tornarono al torrente a controllare. Non videro nulla se non delle strane impronte che portavano al Monte Lema. Arrivati ai piedi del monte, scorsero una caverna, non fecero in tempo neanche ad avvicinarsi che videro il drago aggirarsi lì intorno. L’enorme drago era agitato e arrabbiato perché il suo pasto era fuggito, appena sentì rumore di passi si voltò e ruggì ancora, un ruggito più terribile e spaventoso di quello udito prima dalle ragazze. Solo una creatura demoniaca poteva emettere un rumore così terrificante e forse quella caverna era proprio la porta tra il loro mondo e l’inferno. Gli abitanti di Breno capirono subito che, sebbene numerosi, non sarebbero riusciti a sconfiggere il drago senza un adeguato piano. Impauriti anche loro scapparono via.
Appena arrivati in paese gli uomini si diedero un gran daffare. C’era chi pensava a mettere donne e bambini al sicuro raccomandando di non uscire di casa per nessuna ragione, e c’era chi invece costruiva enormi palizzate per impedire al mostro l’ingresso al paese. Poi si riunirono tutti, bisognava decidere come affrontare il drago. Ma proprio nel momento in cui il coraggio si sarebbe dovuto mostrare, tutti si tiravano indietro. Chi era troppo giovane, chi troppo vecchio, chi appena sposo, chi appena papà, nessuno voleva correre un tale rischio. Ma tra la folle spuntò un ragazzo, il suo nome era Giovanni ed era pronto ad affrontare il drago tutto da solo.
Giovanni era una ragazzo solitario, di buon cuore, religioso, così devoto da voler diventare frate. Studiava molto e nei tanti libri che il parroco del paese gli prestava, aveva letto la storia di San Giorgio, un cavaliere che in Libia si era guadagnato l’onore e il rispetto di tutti uccidendo proprio un drago che terrorizzava e distruggeva tutto ciò che incontrava. Aveva perfino salvato una principessa, e a lui era stata dedicata una maestosa montagna. Giovanni era rimasto particolarmente colpito dalla storia di San Giorgio, ed era convinto che con il coraggio, la fede e la protezione del Santo sarebbe riuscito a portare a termine l’ardua impresa.
Quella notte entrò in chiesa e stette tutto il tempo a pregare inginocchiato sull’altare. Gli uomini di Breno erano sbalorditi, seguirono Giovanni nella chiesa e pregarono per lui e il suo buon cuore, che Dio e i Santi gli fossero vicini e lo proteggessero.
Mentre tutti erano impegnati a recitare le preghiere, un alone luminoso dall’alto scese sul ragazzo, la luce si intensificò man mano che le preghiere aumentano. Giovanni fece un ultimo voto: “Con l’aiuto del Signore sconfiggerò il mostro e porterò i suoi resti alla Vergine del Sacro Monte di Varese per ringraziarLa dell’aiuto ricevuto”, poi si mise in piedi e si incamminò da solo verso la montagna.
Giunto alla caverna del drago il terribile mostro uscì e in men che non si dica si avventò sul ragazzo. Iniziò così il duello. I ruggiti del drago e i colpi sferzati da Giovanni si udirono fino al paese. Dopo qualche colpo mancato Giovanni con forza sferzò un ultimo colpo alla gola del drago che, urlando dal dolore, si accasciò al suolo e morì. Giovanni lo trascinò fino in paese, la luce lo avvolgeva, gli abitanti esultarono!
Per rispettare il voto Giovanni portò i resti del drago alla Madonna del Sacro Monte di Varese. Dalle città vicine in molti vennero ad osservare le spoglie del drago poste nel portico del santuario. Oggi le spoglie sono nel Museo Baroffio e tutti, passandogli accanto, ricordano ancora la storia di Giovanni di Breno che con la fede sconfisse il drago.
Fonte:
http://www.lagomaggiore.net
Ps: I resti, piegati in tre pezzi, vennero posti in una teca conservata ancora oggi al museo del Sacro Monte.
La variante realistica racconta della fuga da un serraglio luganese di un coccodrillo del Nilo raggiungendo il paese di Breno nell’Alto Malcantone.
Ogni anno gli abitanti di Breno varcavano a piedi il confine italo-svizzero andando in pellegrinaggio al Sacro Monte di Varese, rendendo omaggio alla Madonna.