I due “califfi” sui mali del basket. «Italia, ma che fine stai facendo?»

Bulgheroni e Gherardini al matching di Varese nel Cuore, in un workshop ricco di relatori e argomenti trattati

«Il basket italiano? Vede dove sta il buon senso e poi si muove nella direzione opposta. Vive una realtà che non è più sostenibile». «Abbiamo una federazione ricca che per decenni è rimasta indietro rispetto all’evoluzione del mondo dello sport. Poi c’è una Lega composta da presidenti che quasi inevitabilmente non hanno l’interesse comune come priorità. Infine gli impianti: con tutto il rispetto per Trento e Venezia, le finali del nostro campionato sono state giocate in palazzetti che definire non adeguati è poco. Sarebbe stato necessario trasferirsi altrove, con il rischio tuttavia di danneggiare l’unico vero patrimonio della nostra pallacanestro: i tifosi».

Zitti tutti: parlano Maurizio Gherardini e Toto Bulgheroni. Per competenza, autorevolezza, passato e presente due califfi del movimento cestistico italiano e continentale. L’occasione – rara – di vederli seduti allo stesso tavolo è stata fornita dall’evento “Business di Squadra. Il matching di Varese nel Cuore”, che ha animato l’intera giornata di ieri a Ville Ponti. Se le ore post-meridiane sono state occupate dagli incontri “business to business” tra le aziende che compongono il consorzio varesino e non solo (una quarantina le imprese partecipanti), la mattina ha ospitato un ricco workshop che ha trattato diversi argomenti e coinvolto altrettanti relatori.

I primi della lista sono stati appunto l’ex proprietario e attuale consigliere biancorosso e il general manager del Fenerbahce “campione di tutto” (Eurolega, campionato e coppa di Turchia) nel 2017. Inevitabile, tra aneddoti ed excursus sulla storia sportiva di entrambi, arrivare ad analizzare i problemi della penisola cestistica. Chi del nostro basket ha vissuto da protagonista l’epoca d’oro, ma anche chi ora lo “guarda” da una posizione esterna e privilegiata (non paragonabili il movimento turco e quello italiano,

per budget, ricavi, impianti sportivi e bacino d’utenza) si incontra sia nella censura a una barca che sta a poco a poco affondando senza tappare le proprie falle (anzi, allargandole), sia nelle soluzioni: «Sposare la tecnologia e ridisegnare totalmente i campionati: invece di ridurre il numero della squadre, per avere più qualità e più mezzi, qui lo si allarga» afferma Gherardini. «Si dovrebbe partire dagli impianti – corrobora Bulgheroni – ma è un percorso difficile: le istituzioni pubbliche non hanno soldi e agli imprenditori non viene garantito un ritorno dell’investimento. Soluzione? Le polisportive: allargherebbero anche la base dei tifosi».

Il seguito dell’appuntamento firmato Pallacanestro Varese non è stato meno interessante: Noemi Cantele, Andrea Meneghin e Marco Mordente hanno parlato della loro carriera e dato consigli agli atleti di oggi; Paolo Orrigoni, presidente di Tigros, Lorenzo Piccinotti, responsabile marketing di Bridgestone, e Luca Barni, direttore generale di BCC, hanno toccato l’interessante tema del parallelismo tra azienda e squadra sportiva, dettagliando il loro rapporto con la Pallacanestro Varese e spiegando come lo stesso sia servito nelle rispettive gestioni aziendali e nel raggiungere determinati obiettivi.

Significativa, infine, anche la presenza di Massimo Cortinovis, ex allenatore di pallacanestro e pioniere di internet in Italia, che ha catturato la platea discettando di “big data” e della loro importanza per le società che fanno sport.