A cinque anni dallo sgombero e a tre dalle prime sentenze il destino del camping di Azzate è ancora in sospeso. Oggi udienza davanti al Tar, il 29 settembre udienza davanti alla Corte di Cassazione. Due questioni differenti che tuttavia si intersecano l’una con l’altra. E sul piatto c’è un risarcimento da 20 milioni di euro.
La vicenda è nota: il camping, secondo la magistratura varesina, negli anni era diventato invece una sorta di comune a sè stante. Le circa 500 persone che ci vivevano, sgomberate nel 2012, si erano negli anni comprate la classica piazzola da campeggio, edificandola con graziose casette in legno, dotate di allaccio alla rete fognaria, alla linea elettrica e a quella idrica. Per la procura di Varese un maxi abuso edilizio-urbanistico: un paese sorto senza alcuna regolamentazione.
Ci fu il processo agli amministratori della società che gestiva il tutto oggi arrivato al secondo grado. Tutti gli imputati sono stati assolti in appello o perché il fatto non costituisce reato (per alcune contestazioni) o per intervenuta prescrizione (in relazione ad altri capi di imputazione). Nessuna condanna, dunque. Tuttavia in entrambi gradi di giudizio i magistrati hanno ritenuto che, pur senza pena, essendo il terreno stato abusivamente lottizzato l’area deve essere confiscata. E chi qui ha vissuto per anni, che ha speso migliaia di euro per comprare il terreno e costruire la propria casa andrebbe a perdere tutto.
Ed è su questo preciso punto che è incardinato il ricorso in Cassazione presentato da e , legali degli ex residenti nel camping. Oggi, davanti al Tar, si discute invece un altro punto. O meglio altre due questioni. Le parti contrapposte sono sempre gli ex residenti e il Comune di Azzate. Comune che ha emanato un’ordinanza di demolizione per i manufatti presenti sull’area. Manufatti costruiti però in 30 anni e che il Comune ha mai contestato.
Demolendo si arrecherebbe un danno a chi, in buona fede, ha comprato e costruito. Il Tar ha già disposto la sospensiva dell’ordinanza. Oggi dovrebbe entrare nel merito. Sempre davanti al Tar gli ex residenti chiedono un risarcimento complessivo pari a 20 milioni: fu il Comune ad autorizzare tutti gli allacci ai servizi. Da 5 anni chi viveva al camping è stato privato di una proprietà che, almeno sotto il profilo dei servizi, aveva tutte le autorizzazioni in regola. Cinque anni di mancato godimento di un bene per 500 persone.