Mancano le ultime firme e manca la stretta di mano finale, quella che di rigore suggella ogni affare: per entrambe soccorrerà l’arrivo dei prossimi giorni e la chance – ora logisticamente impossibile – di un incontro.
Sull’accordo, però, non ci sono più dubbi di sorta: Gianfranco Ponti entra a far parte della Pallacanestro Varese, come “gestore” del settore giovanile e con una porta aperta su un futuro da socio. Si chiude una trattativa lunga quasi sei mesi: prima la ripresa dei contatti, interrotti bruscamente due anni fa con il no di Varese nel Cuore alla sua proposta di acquisto del 50% delle quote societarie, poi le “esplorazioni” sempre più frequenti (a seguito del mandato, conferito al presidente Alberto Castelli da parte dell’assemblea del Consorzio, alla ricerca del”socio forte”), poi ancora gli incontri cadenzati per la strutturazione dell’affare, infine la “limatura” degli avvocati che ha permesso di smussare – punto dopo punto – le ultime divergenze.
E arrivare a oggi, ovvero all’altare di un matrimonio sfiorato già due volte in passato: nella primavera del 2015, come già ricordato, e nel 2014, quando l’imprenditore angerese – a differenza dell’anno successivo – aveva avanzato una proposta di subentro limitata al solo vivaio biancorosso.
Il percorso ha prodotto un dettagliato contratto, di un centinaio di pagine e a tre firme (Consorzio, Ponti, Pallacanestro Varese), atto a normare gli aspetti economici, organizzativi e procedurali del nuovo assetto.
Ponti verrà integrato nel consiglio d’amministrazione della Pallacanestro Varese con delega alla gestione del settore giovanile. Ampio il contenuto del mandato: a lui la responsabilità dell’area strategica, organizzativa e logistica del vivaio, con la possibilità di scegliere gli uomini che da essa dipendono, sia a livello dirigenziale che sportivo. Interamente a carico dell’imprenditore saranno anche gli oneri economici e finanziari dell’attività relativa ai giovani, che in tal senso viene “separata” dal resto della società: il budget destinato ad essa sarà autonomo e pienamente sopportato da Ponti, che per il momento ha deciso di garantire un investimento annuale di partenza stimabile intorno ai 250 mila euro. Sempre a lui faranno capo i rapporti con gli sponsor e ogni aspetto quotidiano della gestione (dato per intenso il necessario confronto all’interno del cda biancorosso, come accade per ogni partizione societaria).
Certo il coinvolgimento nell’avventura di persone di sua fiducia: a partire dall’ex campione e (più volte) coach della prima squadra Dodo Rusconi, che presiederà la parte tecnica, per arrivare molto probabilmente anche a Fabio Colombo, pure lui ex giocatore negli anni mitici e anima del Basket Ignis Varese 1970, la realtà giovanile nata lo scorso anno.
Non è tutto. Nel contratto è stata inserita anche una clausola che apre a un ulteriore coinvolgimento “dell’homo novus” di Angera, stavolta nelle vesti di socio: un’opzione per l’acquisto del 20% delle quote societarie, esercitabile in qualunque momento. Si tratta di una soluzione mediata davanti al mancato accordo attuale sulla questione: la volontà del figlio dell’ex braccio destro di Giovanni Borghi è stata quella di non essere chiamato a rispondere delle perdite (in riduzione ma ancora sussistenti) nel bilancio di piazza Monte Grappa e afferenti alla gravosa eredità
economico-finanziaria delle stagioni passate. Una soluzione che, tuttavia, non scontenta nemmeno il Consorzio, intenzionato – nei mesi o negli anni a venire – a ridurre la propria partecipazione dall’attuale 95% (il 5% è del trust “Il Basket siamo Noi) a un più sostenibile 50%: ciò implica non solo che verrà fatto di tutto per sistemare i conti e favorire l’ingresso di Ponti, ma anche che l’azionista di maggioranza Varese nel Cuore cercherà altri “soci forti” interessati ad acquisire una fetta di proprietà.
I benefici della novità, complessivamente considerata, sembrano evidenti. Varese si candida a un futuro economicamente più tranquillo e – chissà – un giorno magari anche più ambizioso, con un settore giovanile che vede nel proprio domani una valorizzazione maggiore rispetto al presente, non fosse altro per lo scorporo economico dei costi e per l’attenzione che verrà dedicata da un imprenditore pronto a investire in maniera esclusiva.
Manca una stretta di mano. L’ultima. Nell’auspicio di tutti propedeutica ad una buona convivenza nell’incipiente era. C’era una volta Varese, ora è come se ce ne fossero due: esse dovranno ragionare, decidere, comportarsi e agire come se fossero una sola.