– A volte si tende ad abusare del termine impresa, ma in questa occasione non c’è parola migliore per indicare quanto compiuto in questi giorni da Luca Moroni, 27 anni di Malgesso e dal suo compagno di cordata David Bacci. I due alpinisti hanno effettuato la prima ripetizione italiana della cosiddetta Diretta Slovacca sul monte Danali, in Alaska, che ha un’altezza di 6194 metri, una via aperta nel 1984. Il percorso si sviluppa su 2700 metri sul versante Sud,
a destra della via Cassin, aperta dai Ragni di Lecco nel 1961. Il malgessese Moroni e Bacci sono riusciti nell’impresa di ripetere questa via durissima e leggendaria sul Danali; un percorso lungo, ponderato e ben studiato dai due alpinisti, che si sono allenati per tutto il 2016 sul Monte Bianco, anche se ovviamente non sono mancati i problemi, ad esempio ai piedi di Moroni, complice una temperatura da quaranta gradi sotto zero. «E’ iniziato tutto un anno e mezzo fa con un semplice messaggio – racconta Moroni, una volta rientrato al campo base – una mattina mi sono svegliato e ho visto un Whatsapp di David con l’immagine della parete Sud con disegnata la linea della via». Bacci aveva chiesto all’alpinista di Malgesso se conoscesse quella montagna, la Diretta Slovacca sulla parete Sud del Danali e se fosse andato con lui a scalarla. «Risposi subito di sì, senza pensarci un secondo – continua Luca – per un anno ci siamo preparati davvero molto, allenandoci e scalando sul Monte Bianco, ripetendo vie impegnative per prepararci alla Slovack Direct». Alla fine del 2016 arriva il momento di partire per l’Alaska, con atterraggio nel piccolissimo paese Talkeetna; Moroni e Bacci decidono di volare sul ghiacciaio su un aereo della compagnia Don Sheldon, la stessa che portò in Alaska i Ragni di Lecco nel 1961. «Una volta arrivati sul ghiacciaio al campo base – spiega Luca – iniziamo la lunga ascesa trainando le slitte fino a campo 14.000 Ft, dove costruiamo la nostra “casetta” per ripararci dal freddo e dalla neve». Inizia la fase dell’acclimatamento fino al giorno della scalata, la prova più dura a livello fisico e psicologico. «Tutto procede bene fino a 5800 metri – racconta l’alpinista di Malgesso – quando inizio a non sentire più le dita dei piedi e così per non peggiorare la situazione decido di scendere». Dopo qualche giorno di riposo, ritrovata la forma e tornato il bel tempo, parte la caccia alla cima attraverso la Diretta Slovacca, con la neve fino alle ginocchia. Una prova durissima ma lo scenario naturale è mozzafiato; dopo dodici ore di scalata e di parete una prima pausa e così per le fasi successive. «Dopo una sosta per mangiare barrette e gel a quota 5600 metri scaviamo una piazzola dove trovo un vecchio calzino che porterò come ricordo di questa montagna – continua Moroni – il freddo ci fa dormire poco ma arriviamo in cima dove ho provato un’emozione fortissima che mi fa scendere qualche lacrima di felicità. Un momento che rimarrà per sempre nella nostra memoria; un sogno che abbiamo inseguito e lottato fino all’ultimo pizzico di energia. Una via che ci ha fatto davvero provare cosa vuol dire arrivare al limite delle proprie forze». Complimenti per l’incredibile impresa umana e sportiva compiuta da Luca Moroni sono arrivati dal sindaco di Malgesso Giuseppe Iocca. «Sono davvero orgoglioso dell’impresa compiuta dal nostro concittadino – afferma Iocca – un’esperienza davvero unica e particolare»; una scalata che ha portato anche Malgesso in cima al mondo.