Non c’è autore che non consideri un suo brano musicale come un figlio, una preziosa creatura nata tra le parole e le melodie della propria mente e del proprio cuore. Unico, irripetibile. A volte, che ti cambia la vita. Non chiedetegli poi di scegliere il migliore: gli sembrerà di fare un torto agli altri.
E chi meglio di Luca Chiaravalli, tra i più importanti musicisti, arrangiatori e discografici italiani, nonché autore dell’ormai nota Occidentali’s Karma, poteva raccontarci come nasce una hit musicale?
Qual è la sua genesi, la sua gestazione, com’è il suo venire alla luce… Off-stage lo ha incontrato per portarvi nel backstage della produzione musicale, nel dietro le quinte degli studi di registrazione ( e non solo) dove è nato il fortunato brano di Francesco Gabbani, artista che Luca considera una «perla rara del panorama musicale italiano contemporaneo».
Andando subito al dunque, cominciamo col chiedergli come è partito tutto, come è venuto fuori il testo, la musica…
«Eravamo stuck in a moment , come dice una celebre canzone degli U2: fermi in una sorta di limbo. Abbiamo quindi deciso di ripartire da zero e ripensarla tutta – racconta Luca Chiaravalli – La musica spesso si anima nei posti più assurdi e davvero non ci aspettavamo che un brano come questo nascesse fuori dal solito contesto di produzione».
Infatti è proprio nello studio di Fabio Ilacqua, autore del testo di Occidentali’s Karma, che prende vita il tutto, in mezzo a migliaia di libri in un piccolo studio di Casbeno (Varese).
«L’idea di un testo nasce dalle proprie esperienze di vita: vissuto, letture, viaggi, gioie e dolori. Soprattutto questi ultimi: è difficile che ci sia arte senza dolore. E ovviamente dal mondo che ci circonda e dagli input che riceviamo. Io, ad esempio, mi ritengo uno “sloganista”: da un concetto o un’idea parte poi tutto il testo. Per quanto riguarda questo in particolare è evidente come il grande bagaglio culturale di Fabio sia stato essenziale per poter scrivere un testo del genere. All’apparenza è ironico e gioca con le parole, ma scava profondamente e con intelligenza nella cultura e nella società contemporanea».
Ma un brano musicale non è mai del tutto figlio di un’unica mente. In questo senso è il più moderno dei figli: con più padri e madri. Bastardo e non se ne vergogna.
«Dopo una prima stesura c’è sempre quella parola che manca, quella che è giusta di significato ma non è cantabile o resta cacofonica per l’interprete… Ecco che allora subentra il brainstorming: ci mettiamo intorno a un tavolo e cominciamo a far fluire idee ed armeggiare con le parole, i sinonimi, le idee… E queste arrivano quando meno te lo aspetti: magari quando ti sei appena lasciato con gli altri per tornare a casa e sei in macchina! A quel punto fai di tutto per annotare le parole da qualche parte. Stessa cosa vale per le melodie: prendo il telefono e canticchio registrandole. Oggi è più facile tra smartphone e whatsapp, una volta era tutto più complicato…».
Per quanto riguarda Occidentali’s Karma nello specifico, Luca ci racconta di come anche altre persone, al di fuori di lui, Fabio Ilacqua e Francesco Gabbani, abbiano contribuito a completare il puzzle vincente del testo.
«Ci mancava una chiusa con l’accento nel bridge che porta al ritornello. È stato così che parlando con la mia fidanzata, appassionata di cultura orientale, è uscita l’idea della parola “NAMASTE’”, che poi è diventata parte fondamentale del testo…».
Un gioco di squadra quindi, un costruire insieme senza aver paura di osare.
«Osare è importante. L’idea della scimmia sul palco e del balletto, ad esempio, è stata un’idea di Francesco. L’ha buttata lì mentre eravamo in studio e gli ho detto “perché no?”. La cosa è rimasta in sospeso fino all’ultimo e poi abbiamo deciso di rischiare. Non sapevamo se un palco come quello di Sanremo avrebbe reagito bene a questo. Ma è andata bene, oltre le aspettative».
Oggi si parla molto di quello che è radiofonico o non lo è. Soprattutto ora che è estate ci si chiede quale sia la ricetta per “la hit” giusta.
Insomma: esiste?
«No, non esistono formule o regole. Il mainstream però è fatto di quello che non è mainstream al momento. Se è appena uscita una hit dalle atmosfere latine, uscire con un altro brano simile è sicuro un fallimento».
In poche parole quindi bisogna rischiare. Questo ci insegna la musica: osare con una scimmia sul palco, osare ad andare avanti anche se hai più di trent’anni (come Francesco), osare anche se è Sanremo, osare anche se si è controcorrente, seguire il proprio istinto e quell’idea che ti spunta in testa nei momenti che sembrano meno opportuni…
A proposito, uno di questi in particolare?
«Sarà che è il momento in cui la mente si svuota completamente, ma le più grandi idee arrivano quando sei seduto, tranquillo, in bagno al mattino. Senza pensarci troppo».