La leggenda vuole che La Planche des Belles Filles, durante la guerra dei trent’anni, fu il luogo dove scapparono le ragazze di Plancher-les-Mines che temevano di essere violentate dai mercenari svedesi. Da quell’altopiano sui Vosgi, scelsero di suicidarsi piuttosto che vedere ai violentatori. In loro nome, in cima alla montagna, venne apposta una targa.
Dal 2012 La Planche des Belles Filles ha legato il suo nome al ciclismo: il primo vincitore fu Froome, da ieri tornato in maglia gialla, e nei successivi due passaggi nel 2014 e nella tappa di ieri, l’arrivo francese si è colorato del tricolore italiano.
Fabio Aru ieri ha impresso il suo sigillo sul Tour de France, arrivando al traguardo da solo così come fece Vincenzo Nibali nel 2014. Ha scelto di ribellarsi alla dittatura non armata del Team Sky, che come di consueto aveva messo in testa le due bocche da fuoco a fare il ritmo e a sfiancare gli avversari.
Aru, solo Aru, ha avuto il coraggio di scattare a 2,3 chilometri dal traguardo, forse troppo presto viste le pendenze che mancavano al traguardo. Macché, li ha staccati tutti il cavaliere dei quattro mori. E per soli 14 secondi non si è vestito di giallo.
Ha attaccato solo lui, gli altri sono arrivati in riserva e questo è già un buon segnale per il proseguimento del Tour. Froome è già in maglia gialla, davanti di 12 secondi al suo compagno di squadra Geraint Thomas e di 14 proprio a Fabio Aru, che da oggi vestirà la maglia a pois di miglior scalatore.
Ad Ivrea, al campionato italiano, il sardo aveva dimostrato di stare bene, di avere la gamba per potersi giocare delle buone chance alla Grand Boucle.
Ieri ha emozionato, ha fatto scendere delle lacrimucce perché Stefano Zanini ce lo aveva detto in un’intervista di settimana scorsa: «Tutta la squadra correrà dando qualcosa in più, come se avessero una spinta ulteriore che li porta a dare più del 100%. La forza che darà loro Michele Scarponi».
Ieri quella forza si é vista nel coraggio, nella grinta, nella spavalderia del tricolore italiano che trionfa ancora a La Planche des Belles Filles tre anni dopo Vincenzo Nibali. E senza offese per la tradizione e per le leggende, al fianco della targa per le Belles Filles di Plancher-les-Mines, ora ne andrà apposta un’altra per celebrare La Planche degli italiani, che qui hanno piantato due bandiere: quella tricolore e quella dei quattro mori che ieri sventolava a poche centinaia di metri dal traguardo.
Ora c’è tutto il tempo, tutta la strada e tutte le possibilità per potersi divertire. La maglia gialla non è lontana ma è già sulle spalle di un certo Chris Froome.
Aru continui con la voglia di stupire e con il coraggio che ci vuole per conquistare altre cime.