– Il neo-arcivescovo di Milano accolto dall’abbraccio della sua comunità. Jerago è in festa per «una pagina di storia importante», come la definisce , ma lui, per tutti “don Mario”, sceglie semplicità e umiltà, con un pizzico di autoironia: «Per ora sono solo stato dimesso da vicario e sono un po’ disoccupato…».
Il paese lo accoglie con applausi e manifestini di benvenuto apposti sulle porte delle case e sulle vetrine dei negozi. Sull’altare, con don Mario, don Remo e il festeggiato , ci sono anche il sacerdote jeraghese e , già cerimoniere del Duomo. In prima fila, il sindaco e il vicesindaco , con il capitano dei Carabinieri di Gallarate e il maresciallo della stazione di Albizzate.
«Stiamo vivendo e scrivendo una pagina di storia importante – le parole del parroco di Jerago don Remo Ciapparella – siamo con lei in prima linea per un’impresa ardua, e speriamo di vederla tra noi con la frequenza che ci ha abituato». Per quella che don Remo definisce «una piccola chiesa locale», l’ascesa di un «orgogliosamente nostro parrocchiano» come don Mario «al soglio di Ambrogio e Carlo» è un fatto epocale: «Ci riserviamo di invitarla più avanti e ringraziarla solennemente» promette il parroco.
Di fronte a tanto entusiasmo di popolo, il neo-arcivescovo non rinuncia a fare professione di umiltà e di semplicità, con quell’understatement che è tratto tipico del personaggio che farà breccia, e che pare abbia già colpito il Santo Padre nel deciderne la nomina: «Ringrazio don Remo e don Franco, le autorità e tutti quelli, inclusi i media, che si sono disturbati a venire. Un disturbo un po’ precoce – e qui don Mario sfoggia la sua proverbiale ironia – perché per ora sono stato solo dimesso dalla responsabilità di vicario e non ho ancora assunto l’incarico di arcivescovo. Sono un po’ disoccupato, e di solito non c’è molto da festeggiare in questi casi».
Nell’omelia il nuovo arcivescovo parla con parole chiare della vita degli «uomini e donne di fede» al giorno d’oggi: «Vivono tra gente che ha paura, temendo che ogni incontro sia un pericolo e che ogni sconosciuto sia un nemico. Ma loro non hanno paura». Un discorso che mostra la capacità di don Mario di toccare grandi temi con parole che toccano le corde di tutti: «La fede è la risposta più semplice e più audace, più spontanea e più sapiente – il monito di Delpini – eppure sembra che nel tempo moderno e nella vita di molti Dio non riesca più a entrare. Come uno che sta alla porta e bussa, ma chi è dentro, preso dal rumore non sente e rischia di ignorare la visita che riempie di gioia e speranza».
Al termine della Messa, in processione in abiti estivi sotto un breve scroscio di pioggia, dispensa larghi sorrisi a tutti. È questo il don Mario che presto tutta la Diocesi conoscerà meglio.