Nove ufficiali più due ufficiosi, dire che la rosa della Pro Patria sia definita sarebbe un eufemismo di un visionario piuttosto che qualcosa di corrispondente alla realtà, certo è che c’è ancora tempo.
Il tempo per far sì che si cominci a diventare ufficialmente in 11 è ormai maturo, Disabato e Pedone sono certamente stati gli uomini migliori del centrocampo della passata stagione, forse anche gli unici di categoria superiore, le firme ancora non ci sono ma l’accordo è stato trovato e dovrebbero venire ufficializzati a brevissimo.
Oltre a loro il ds Sandro Turotti si è mosso confermando Monzani, Zaro, Arrigoni, Bortoluz e Santana, trattenendo, almeno per ora, il rientrante dal prestito al Lecco Marcone, e acquistando Pettarin, Molnar e Mozzanica.
Ne mancano tanti, la telenovela con Ferraro, forse mai realmente voluto dal tecnico Javorcic che nella scorsa stagione gli ha preferito il giovanissimo Scuderi nelle ultime e più importanti partite, si avvicina sempre più a un epilogo che vede le parti lontane, idem dicasi per Riccardo Colombo, uno su cui non dovrebbero esistere problemi “tecnici” ma di cartellino. Certo è che più passa il tempo più tutto si fa complicato.
Risolto, si fa per dire, il nodo degli anziani bisogna guardare ai giovani col proseguimento dei passaggi tra Juniores e Prima squadra, vedi Veroni e/o Agosti giusti per citarne un paio, ma ciò che manca sono proprio gli under che possano giocare titolari: si cerca un portiere classe ’99 che possa permettere maggiori possibilità e alternative nei ruoli di corsa oltre, ovviamente, a un vero e proprio plotone di ragazzi da far giocare sugli esterni nella speranza di pescare il jolly dal mazzo come è successo con Piras 10 mesi fa.
E ancora, manca un centrale di difesa, un centrocampista che sappia far bene la fase difensiva, due attaccanti di cui uno di peso. Peso nel senso di peso specifico, quello in grado di mettere a segno 20 reti in una stagione, quello in grado di capire in anticipo le trame disegnate da capitan Santana, quello che sappia togliere le castagne dal fuoco nel momento del bisogno. Il nodo importante è proprio qui, ripartire da quanto di buono fatto in passato e correggere. Più facile scriverlo che realizzarlo, Turotti docet.