Questa è una storia bella e di speranza, dove protagonista è la devozione popolare che riesce a riportare un messaggio di luce in un quartiere dimenticato e in cerca di segni e di risposte.
Da Fatima, in volo aereo, è arrivata nei giorni scorsi una Madonna candida come la neve, luminosa e serena, il rosario stretto nelle mani così come apparve ai tre pastorelli, Lucia, Giacinta e Francisco, cent’anni fa esatti, il 13 maggio 1917: una statua di legno bianco, dalle fattezze minute e dolcissime, che è stata presentata ai fedeli al nuovo centro parrocchiale del Lazzaretto, dirimpetto al Castello di Belforte, durante la Messa di chiusura della 21ma edizione del Torneo Rosalba, alle undici del mattino di ieri, domenica 9 luglio 2017.
Ad officiare, don , il parroco, che assieme a don, poche settimane fa, è stato a Fatima in pellegrinaggio con la comunità pastorale “Beato Don Gnocchi”.
È in quell’occasione di meditazione e di preghiera che i due religiosi, assieme ai loro parrocchiani, scelgono la statua della Madonna Pellegrina miracolosa che dovrà sostituire la Madonnina del Lazzaretto deturpata da un atto vandalico nel giorno di Santa Rita. Quel 22 maggio, erano le prime ore del pomeriggio, ignoti entrano nella settecentesca chiesina di Belforte, sfogando la loro furia su Colei che veglia sulla comunità dalla notte dei tempi; un gesso cavo ed intelaiato di non particolare valore artistico,
né tantomeno monetario, esposto ai fedeli nel mese mariano, ma di enorme valenza devozionale, viene gettato a terra e sfigurato nel volto e nel corpo. Non c’è anziano belfortese che non la ricordi in processione, ancor prima che si facesse la parrocchia della Madonna della Speranza e della Pace, a lei dedicata, nell’84: dall’inizio del Novecento, a maggio, era la Madonna Pellegrina. Ed è proprio perché la Vergine deve tornare a percorre le vie di Belforte la seconda settimana di settembre, per la festa patronale, parroco e vicario vogliono che giunga con un messaggio luminoso: all’offesa si risponde con il cuore disposto a ripartire ancor più forti di prima. La Madonna di Fatima, acquistata con le offerte dei belfortesi, sarà custodita negli uffici parrocchiali, e un sistema d’allarme veglierà da ora in poi anche il tempio caro ai parrocchiani.
Alla benedizione della nuova Madonna Pellegrina un canto soave si leva: è una lauda dal Laudario di Cortona. La intona il soprano , nipote di , mancata 25 anni or sono, la fondatrice della secondaria Salvemini di via Brunico: è stata Anna, la figlia di , alla quale è intitolato il torneo, a volerla con sé, quale allieva dell’indimenticata insegnante di lettere che fu faro per il quartiere in anni difficili, di fermento popolare e ricostruzione di un’identità che pareva ormai sopita da tempo.
A lei, figura di rara sensibilità, germanista e filologa, cognata di Cesare Segre e sua collaboratrice – famoso è il commento al Decamerone curato a quattro mani, per le edizioni della Mursia – si deve la tensione verso il sociale che caratterizza ancora oggi le scuole belfortesi. Ebrea di nascita, sviluppò negli anni più difficili della sua tormentata esistenza un culto mariano vivissimo, che la accompagnò sino alla morte, avvenuta il 26 dicembre del 1992: in quel canto Belforte ha ritrovato anche la voce della più appassionata delle tessitrici della sua caleidoscopica commedia umana, una donna speciale che vedeva “segni” ovunque, e che ne manda, quotidianamente, a chi prosegue la via.