Solo, troppo solo, ma impeccabile e coraggioso. Fabio Aru, nel suo primo giorno in maglia gialla, si è difeso con le unghie e con i denti dagli attacchi di tutti i suoi avversari diretti. Ha risposto, senza mai palesare attimi di difficoltà. Però non basta, perché sulle Alpi il sardo dovrà guadagnare ulteriore margine su Froome e Uran per sperare di arrivare a Parigi in giallo. Ieri a Foix ha vinto Warren Barguil, regalando alla Francia un 14 luglio indimenticabile: la Francia,
nel giorno della festa nazionale che ricorda la presa della Bastiglia del 1789, ritrova il successo al Tour dopo 12 anni. L’ultimo nel lontano 2005 fu David Moncoutier, a Digne-les-Bagnes, e non Richard Virenque nel 2001 (come erroneamente scritto ieri). «Vincere il 14 luglio, per un corridore francese, è un qualcosa di eccezionale. Battere Contador, che è il mio idolo, è speciale», ha dichiarato il vincitore, che già ci era andato vicino pochi giorni fa a Chambery, quando perse al fotofinish con Uran.
Barguil vince in volata davanti a Nairo Quintana ed Alberto Contador, due corridori che hanno provato ad attaccare da lontano (70 e 65 chilometri dal traguardo), riuscendo a recuperare quasi due minuti sui migliori.
Fabio Aru si è preso il rischio di lasciare in fuga Mikel Landa, che è giunto quarto ed è rientrato in classifica, a poco più di un minuto dal sardo. Il cavaliere dei quattro mori ha fatto di necessità virtù, avendo perso anche Fuglsang dopo Cataldo, anche lui per una caduta e per le conseguenza delle fratture alla mano e al polso. È probabile che, all’interno del Team Sky, qualche equilibrio si sia rotto: la fuga di Mikel Landa e gli attacchi da dietro di Chris Froome lasciano presagire qualche problema interno. Tutti però hanno provato a staccare Aru, senza esito, sui 101 chilometri complessivi di giornata: Contador e Quintana hanno avuto spazio per attaccare da lontano, Bardet e Uran ci hanno provato in discesa, Froome in salita, nessuno di loro è riuscito a staccare Aru che oggi ripartirà dunque in giallo. Però, come detto, Fabio Aru è praticamente senza squadra, tra cadute e ritiri il sardo ha perso tutti i suoi riferimenti e fino a Parigi dovrà fare i conti solo con le sue forze. Una situazione difficile, dunque, ma che comunque non cambia lo scenario per lui: sulle Alpi dovrà attaccare con decisione per mettere tra sè e gli altri distacchi più cospicui.