– Nuova udienza del processo davanti alla Corte d’Assise presieduta da Orazio Muscato che vede Stefano Binda, 50 anni, di Brebbia, accusato dell’omicidio di Lidia Macchi, studentessa varesina di 20 anni, assassinata nella notte tra il 5 e il 6 gennaio 1987 con 29 coltellate. Ieri hanno testimoniato alcuni ex tossicodipendenti che frequentavano Binda all’epoca dell’omicidio e alcuni terapeuti della comunità di recupero alla quale Binda si rivolse per disintossicarsi. Tuttavia il colpo di scena non è arrivato dall’aula, bensì dall’associazione Magre Sponde, di cui Binda è socio fondatore, che ieri ha annunciato che l’annuale festival culturale estivo organizzato dall’associazione stessa quest’anno non ci sarà.
E per una ragione ben precisa: «Stefano Binda è innocente eppure è in carcere da un anno e sette mesi». Una posizione forte, in aperto contrasto con le decisioni prese dall’autorità giudiziaria, condivisa da tutto il direttivo e dagli associati di Magre Sponde. «Quest’anno non abbiamo nulla da festeggiare – spiega il direttivo in una nota ufficiale diffusa ieri -. Il festival non ci sarà perché Stefano Binda, fra gli ideatori dell’evento e socio fondatore della nostra associazione, è in carcere dal 15 Gennaio 2016, accusato dell’omicidio di Lidia Macchi, avvenuto in provincia di Varese 30 anni fa (…) Stefano è innocente, ed ora si trova in una cella in cui probabilmente c’é poca luce e fa tanto caldo». L’associazione si rivolge a tutti coloro che sanno il bene «Fatto da Doc a Magre Sponde e, di riflesso, a tutte le persone che con l’associazione hanno avuto a che fare».
Nella nota il direttivo associativo si appella a tutti coloro che «sanno che Stefano è innocente» ma anche all’autorità giudiziaria: «Vi chiediamo di non tacere ora. Quante cose abbiamo letto di lui dopo il suo arresto e quanto siamo indignati di fronte a questa ingiustizia. Ci rivolgiamo alle autorità competenti perché tutelino sempre gli innocenti e non smettano mai di cercare la verità, perché solo la verità può fare luce su questa fittissima coltre di suggestioni di cui Stefano è
vittima». La nota, pubblicata sulla pagina Facebook dell’associazione ha ricevuto in pochi minuti decine di like: sono in molti a credere nell’innocenza di Binda e a commentare positivamente la presa di posizione di Magre Sponde che sottolinea anche un certo «accanimento mediatico» nei confronti di Binda. «Crediamo in un mondo in cui gli innocenti non vanno in galera ed in cui le libertà individuali sono per davvero principi inviolabili», si legge ancora nella nota. «Troviamo disgustoso che siano stati utilizzati alcuni brani e racconti provenienti dall’esperienza letteraria e artistica del blog Magre Sponde per accusare Stefano – prosegue lo scritto del direttivo – Siamo per la libertà di esprimerci e scrivere quello che ci pare, e contro le facili interpretazioni e strumentalizzazioni delle parole scritte. Se credete che la vostra licenza di parafrasi superi la nostra libertà di scrivere avete sicuramente sbagliato libro».
La chiosa finale è chiarissima: «Questi sono alcuni dei motivi per cui abbiamo deciso di non festeggiare un bel niente ma lasciare che il primo weekend di settembre a Brebbia regni il silenzio, magari lo stesso che appare e scompare tra le mura di un carcere la notte. Crediamo che l’educazione alla bellezza, perseguita dalla nostra associazione, sia incompatibile con qualsiasi ingiustizia. Quando Stefano tornerà libero, potete scommetterci, sarà una grande e bellissima festa».