Ancora 873 chilometri da percorrere per decidere il Tour de France: nello specifico, esclusa la passerella finale di 103 chilometri sugli Champs Elysees di Parigi, saranno 772 i chilometri decisivi ai fini delle sorti di questa Grand Boucle numero 104.
Tra questi, oltre 106 i chilometri in salita, tra ascese più semplici (come quelle di oggi) e salite storiche, che indirizzeranno la corsa tra domani e giovedì. All’apparenza, il terreno per attaccare è ancora tanto, ma lo spazio per fare la differenza è abbastanza esiguo: 12 Gran Premi della Montagna da affrontare da Le Puy-en-Velay, sede di partenza della tappa odierna, fino a Parigi, dove calerà il sipario sul Tour.
Cinque di terza categoria: Côte de Boussoulet (oggi), Côte des Demoiselles Coiffées (giovedì), Col Lebraut, Côte de Bréziers e Col du Pointu (venerdì); uno di quarta categoria: Col du Rouvey (oggi); uno di seconda categoria, Col d’Ornon (mercoledì); tre di Hors Categoriè, Col de la Croix de Fer e Col du Galibier (mercoledì), Col d’Izoard (giovedì); e due di prima categoria, Col du Télégraphe (mercoledì), Col de Vars (giovedì). Chi vuole vincere il Tour in salita, dovrà sparare tutte le cartucce tra domani e giovedì; poi sarà troppo tardi.
Una quasi certezza c’è: se Chris Froome dovesse arrivare a giovedì sera in maglia gialla avrebbe vinto il Tour. L’ultimo ostacolo per lui sarebbe la cronometro di Marsiglia, terreno in cui è di gran lunga più forte di tutti i suoi diretti avversari. E sarebbe quantomeno triste, o noioso, conoscere già al giovedì il vincitore (pecca non indifferente dell’organizzazione).
Motivo per cui tutti gli attacchi sono ben accetti, d’ora in poi. Tutta l’Italia si stringe attorno a Fabio Aru: il sardo è secondo in classifica generale a 18 secondi da Froome, è reduce da due giorni non brillantissimi ma può aver sfruttato a dovere il giorno di riposo di ieri. Dovrà attaccare all’arma bianca se vuole coltivare il sogno di arrivare in giallo a Parigi. La Francia freme per Romain Bardet, terzo in classifica a 23 secondi da Froome: i transalpini non vincono la corsa di casa dal 1985 e Romain è un uomo in missione per cercare di interrompere un digiuno che dura da troppo tempo, da Bernard Hinault.
Sogna anche la Colombia, con un sorprendente Rigoberto Uran, quarto a 29 secondi: è un Tour apertissimo, con un grande favorito (Froome) e tre uomini in cerca di gloria.