Si chiama e ha 28 anni il bustese accusato di essere il piromane della pineta di Castelfusano. Attualmente detenuto nel carcere di Regina Coeli a Roma, dopo che è stato sorpreso nella zona dei roghi in possesso di alcuni fazzoletti di carta e due accendini: è lui il piromane o si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato?
È previsto per oggi l’interrogatorio di garanzia in carcere del giovane, residente a Busto Arsizio ma domiciliato a Ostia, mentre ieri gli inquirenti hanno fermato un altro uomo, un pensionato 63enne con una sfilza di precedenti penali, residente ad Ostia Antica. Finora chiuso in un silenzio definito «irreale» dalla stampa giudiziaria romana, oltre che giudicato sospetto, il presunto piromane Fabrizio Grimaldi dovrà spiegare cosa ci faceva a Castelfusano e come mai nella sua abitazione sono stati trovati pacchi di fazzoletti di carta in quantità.
A condurre le indagini sui roghi che hanno devastato la pineta e creato notevoli problemi alla circolazione sulla via Cristoforo Colombo, l’arteria che collega Roma al suo litorale, sono il procuratore aggiunto e il pubblico ministero , che tra l’altro è una vecchia conoscenza della Procura di Busto Arsizio, dove iniziò la carriera di magistrato.
Fabrizio Grimaldi, 28 anni, risulta residente a Busto Arsizio, anche se da un mese avrebbe lasciato la città, dove lavorava come idraulico, per prendere in affitto un appartamento ad Ostia, sul litorale romano.
Di lui a Busto si sa pochissimo: risulta residente nella casa dei genitori, in una palazzina della periferia nord della città, dove aveva sede un’impresa individuale a suo nome. Sembra il classico “normale ragazzo di provincia”, se è vero che, ripercorrendo la vita del giovane, gli inquirenti non hanno ritrovato precedenti penali, né alcun problema psichiatrico.
E se sulla sua provenienza geografica si sprecano le ironie in giro per il web, legate alla tradizionale rivalità Nord-Sud, ci si chiede perché Grimaldi non abbia cercato di discolparsi se non è lui l’autore del rogo, ma soprattutto se abbia deciso di tenere la bocca chiusa per proteggere qualcuno. Un mistero che gli inquirenti cercheranno di risolvere con l’analisi del telefono cellulare del bustese, per verificare, attraverso le celle a cui si è agganciato lo smartphone nell’ultimo mese, dove si trovasse effettivamente quando scoppiavano gli altri roghi, ma anche cercando di capire il vero del trasferimento del giovane, se sia stato chiamato da qualcuno proprio per mettere in atto un disegno criminale.