C’è un fermento collettivo in città. Se è vero che manca, a un anno dall’insediamento della nuova Giunta, un serio piano complessivo e sostenibile di riorganizzazione e di rilancio della politica culturale varesina in grado di ricucire il frammentato tessuto artistico-culturale –che c’è ed è caratterizzato da tante eccellenze in campo che in concreto “fanno” cultura in città – trasformandolo in un sistema di relazioni orizzontali e superando i tanti squilibri in termini di investimento culturale,
è anche vero che la fase dell’ascolto e del continuo confronto con il territorio di per sé non può bastare se si esaurisce nella produzione di pagine e pagine di report e documenti guida sui presupposti teorici. Compiuta la mappatura delle istituzioni culturali presenti in città e redatto il libro bianco dei sogni nel cassetto di ciascuna, , avviati dall’assessore Cecchi, è il momento di valorizzare queste realtà e re-inventare il modo dell’Amministrazione di essere presente sul territorio anche attraverso una ridefinizione dei “luoghi” della cultura come musei civici, teatro, biblioteca, sale polivalenti e centri culturali.
Eppure qualcosa di innovativo e interessante si muove. Le risposte al bisogno di nuovi spazi per fare cultura ci sono e possono anche essere facilmente applicate: basta avere idee innovative e la volontà di farlo.
Una su tutte, l’iniziativa ormai quinquennale dedicata alla creatività urbana targata Wg Art, associazione culturale capitanata dalla instancabile e vulcanica Ileana Moretti la cui riflessione ruota intorno al tema della riconversione di luoghi urbani degradati attraverso l’arte e la musica e, cosa non trascurabile, promuove la street art e la creatività dei giovani artisti con un eclettico mix di tecniche e modalità espressive che aprono una finestra sulla nuova identità del contemporaneo.
L’associazione ha promosso negli anni progetti come URBAN CANVAS, con la trasformazione di muri degradati in enormi tele senza cornici, fruibili da tutti, avviando una virtuosa collaborazione con altre realtà cittadine che ha poi dato vita alla mostra Disegni Urbani al castello di Masnago. Ancora, con TAKE CARE in collaborazione con il Comune di Varese, sono stati creati corner musicali liberi e utilizzabili da tutti collocati in altrettanti luoghi della città dopo uno studio puntuale dal punto di tipo storico, viabilistico e creativo, sempre con l’obiettivo di mostrare Varese da un altro punto di vista, rivolto all’arte contemporanea diffusa sul territorio.
Quartier generale gli spazi dell’ex libreria Veroni, in via Robbioni nel cuore della città, dove da qualche mese si realizza una idea di aggregazione culturale molto speciale, un laboratorio di iniziative che rientra nel progetto di rigenerazione urbana promosso dalla associazione, magari determinando le (prevedibili) reazioni dei residenti. E riuscendo a infrangere i confini del muro.
Come la nuova sfida lanciata da Wg Art in questi giorni, ampiamente riferita sulle pagine di questo giornale da Simone Ambrosetti, che riguarda il concorso per riqualificare in maniera artistica le cabine semaforiche in collaborazione con la galleria Punto sull’arte di Sofia Macchi. Si tratta della prima fase del progetto dal titolo “Varese, tra giardini,laghi e monti” che avrà l’epilogo nella pubblicazione di tutto il materiale pervenuto a prescindere dai 40 artisti che verranno selezionati per la realizzazione delle opere.
E così anche Varese si lascia conquistare da questo genere artistico, forse con un po’ di ritardo rispetto a quanto da anni già accade in molte città italiane con i pittori della strada del calibro di 108, Blu, Ericailcane, Kaf & Cyop, Sten e Lex e le tre scuole riconducibili a Roma, Bologna e Milano. E’ già iniziata l’era del post-graffitismo e revisione del concetto stesso di street art che, dopo anni di multe, arresti, clandestinitàe anonimato, oggi è passata dalla parte degli artisti con la A maiuscola ai quali le gallerie aprono le porte e i mecenati i portafogli.