Ci saranno anche le splendide opere su carta della pittrice Cassandra Wainhouse alla WOP ART di Lugano, la fiera d’arte internazionale, dedicata ai capolavori “Works on Paper”, aperta dal prossimo 14 settembre al 17 al Centro esposizioni, presso il polo fieristico di Lugano.
Nei padiglioni del Centro esposizioni luganese sarà così possibile vedere una selezione di gallerie internazionali che espongono progetti specifici di opere su carta di tutti i periodi della storia dell’arte, dal disegno antico alla stampa moderna, dal libro d’artista alla fotografia d’autore, dall’acquerello giapponese alle carte di artisti contemporanei. Tra le opere selezionate anche quelle della pittrice franco americana che vive a Casalzuigno, in provincia di Varese, Cassandra Wainhouse, del ciclo “We are all migrants”, che saranno esposte presso lo stand della galleria svizzera di Fribourg “Ndf Gallery”.
Un grande risultato per l’affascinante pittrice che, dopo l’America e la Toscana, a San Gimignano dove ha gestito una sua galleria d’arte, per più di vent’anni, ha scelto di vivere e lavorare nel varesotto: «Per me è una grande gioia essere presente in questa fiera d’arte di nuovo concetto, giunta quest’anno alla sua seconda edizione» ci racconta l’artista: «soprattutto dopo due intensi anni di lavoro ed esposizioni nella provincia di Varese, grazie alla collaborazione con l’architetto Tiziana Pela a Somma Lombardo, ad Ispra con la professoressa Daniela Croci e le gioiose collaborazioni con il poeta e scrittore Silvio Raffo».
Quali saranno le sue opere presenti alla WOP ART?
«Ci saranno tutti lavori recenti, della mia serie “We are all migrants”, dedicati al legame con il territorio, il transitare, il viaggiare, il senso di appartenenza ad un luogo. Siamo tutti migranti e non è solo una migrazione esteriore, geografica, ma anche interiore, dell’anima, quella di cui parlo nelle mie opere». Come sono realizzate le sue opere?
«Sono collage, quasi tutte realizzate su carte geografiche – soprattutto europee – dove figure umane si muovono, stilizzate ed evocative, al tempo stesso. Si tratta di una tecnica che realizza una sorta di trompe l’oeuil, non tradizionale e prospettico, ma temporale, una finestra sullo scorrere del tempo, su un orizzonte in cui l’orizzonte sconfina».
Cosa intende comunicare con questi lavori?
«È una visione del mondo, una sorta di diagnosi, come ha scritto un importante critico d’arte, Vittorio Raschetti, di quello che ormai il mondo è già diventato: il frutto proibito e malato di una curiosità e di un’ambizione sconfinate. Opere in cui voglio mostrare le cicatrici profonde della vita, attraverso forme, impressioni e sperimentazioni grafiche».
Incontri umani e geografici in una topografia interiore in cui, torna a raccontarci l’artista: «l’impronta delle mani sulle carte geografiche affonda il proprio significato nel gesto della pittura ancestrale del paleolitico, l’espressione del nostro stare nel mondo, in una migrazione d’anima».