Ambizione. Una parola che Federico Zazzi ripete a più riprese durante l’intervista. Avere le idee chiare a vent’anni non sempre è scontato, non è una passeggiata, men che mai nel mare magnum del mondo del calcio, che un giorno ti porta su e quello dopo ti lascia cadere. La stagione scorsa, quella segnata sul calendario per il salto di qualità, è stata azzoppata da un infortunio al ginocchio che ne ha mozzato le intenzioni ed i sogni.
Da novembre a maggio inoltrato, di Federico Zazzi non s’è vista traccia in campo. Se ne è sentita però la mancanza, tremendamente. Il suo rientro è stato accolto con un’ovazione, la sua possibile partenza estiva con palese amarezza.
L’estate del classe 1997 è stata lunga e variopinta, trascorsa macinando chilometri sull’asse Milano (casa sua)-Trieste-Varese. La fermata finale del viaggio la conosciamo, è la Città Giardino, ma è interessante ripercorrere le tappe del percorso.
Loro mi avrebbero tenuto e non ne hanno mai fatto mistero, però avrei giocato poco. Mi avrebbero fatto firmare un contratto con la prospettiva di avere pochi minuti o di partire in prestito. Per questo ho scelto di tornare a Varese. Però è stato piacevole lavorare con Sannino, è un allenatore che va capito perché è tosto, ma è in grado di farti crescere molto. Ed io in quelle tre settimane di preparazione ho imparato parecchio: Sannino mi ha raccontato la sua storia al Varese, è una piazza che ha nel cuore, con me ha ricordato tutte le partite più importanti.
Alla società avevo detto che se mi si fosse presentata un’occasione importante l’avrei presa in considerazione, perché sono giovane e mi considero ambizioso. Non fosse accaduto, Varese sarebbe sempre stata la mia prima scelta, è la piazza in cui sono cresciuto, l’unica vera in cui ho giocato tra i grandi e in cui mi sono sempre trovato molto bene. Non si fosse concretizzata un’opportunità migliore, sarei sempre stato felice di restare perché non sarei andato in nessun’altra squadra.
È difficile da dire, penso che sia mancata un po’ di cattiveria nei momenti cruciali della stagione. Siamo rimasti davanti tutto l’anno ma ci siamo sempre sciolti sul più bello, nei momenti in cui serviva incidere, nelle giornate decisive. Ne abbiamo parlato anche in queste ultime settimane, tra chi c’era l’anno scorso, e ci siamo un po’ mangiati le mani. Le altre squadre, come il Cuneo, giocavano peggio però vincevano.
Penso di poter dire che l’infortunio è definitivamente alle spalle. Sto migliorando giorno dopo giorno e non sento alcun fastidio, e questo mi fa lavorare molto tranquillo. Ci stiamo allenando molto, è necessario mettere benzina nelle gambe e tutto il lavoro è rivolto all’esordio in campionato.
Molto positivo, mi ha impressionato da subito e per ora sono molto contento di come allena. Ovunque sia andato, ha sempre vinto e mi auguro che possa confermare questa regola anche con noi. La nostra ambizione è la vittoria finale ..
Sicuramente come mezzala in una mediana a tre mi trovo meglio, è la posizione in cui penso di esprimermi meglio. Però sono disposto a fare qualsiasi cosa, non è un problema giocare largo anche come ultimo dei quattro a metà campo. Ovunque mi metta il mister, io gioco.