«Attenuanti? Eppure nelle carte si parla di fucili a pompa, molotov e pistole». , il figlio della sindaca , contro cui sparò l’ex vigile , uccidendo lei e ferendo in modo grave il vicesindaco , commenta così il pasticcio giudiziario che per 24 ore aveva fatto credere a una conferma in Cassazione della condanna all’ergastolo per Pegoraro, e ai familiari di Prati che quella dolorosissima vicenda giudiziaria fosse finalmente finita, salvo poi riaprire la questione concedendo delle “attenuanti” per solo capo di imputazione relativo all’omicidio volontario.
Come nelle peggiori sceneggiature horror – dice Poliseno – accade che non solo il processo che ti coinvolge da 4 anni venga annullato con rinvio in appello, ma addirittura che il collegio giudicante sbagli a scrivere la sentenza, facendo credere in realtà che sia tutto finito». Il giovane, che esprime con durezza il dolore e lo sconforto per lo “sbaglio”, con ipotesi di riduzione della pena di Pegoraro anche se al momento non si sa chi debba farlo questo riconteggio della pena a carico del vigile Rambo,
aggiunge: «apprendo oggi che non è così. Apprendo oggi che una famiglia che chiedeva serenità e di essere liberata da una vicenda processuale che la opprime come un macigno da 4 anni, dovrà attendere ancora per avere giustizia. Saranno contenti quelli che già da ierri dicevano “logico abbia preso l’ergastolo, lei era un politico” o “due pesi due misure”. Mi sembra assurdo che l’annullamento riguardi “il diniego sulla concessione delle attenuanti”, ma di quali attenuanti stiamo parlando?».
Poliseno si rivolge direttamente ai magistrati: «Hanno letto questi giudici cosa ha combinato la persona che mi ha portato via mia mamma? Eppure nelle carte mi pare ci fosse scritto di fucili a pompa, molotov, pistole varie. Mi pare ci fosse scritto che ha sparato 3 colpi, non uno, non due, ma tre. Ad una donna indifesa nascosta sotto la scrivania. Pur essendo la persona più tollerante di questo mondo, in questa vicenda non vedo alcuna attenuante, né tantomeno pentimento».
E il pensiero corre a Pegoraro che, condannato per essersi rivelato un furbetto del cartellino, ha sparato a Prati perché ha applicato la legge attuando a carico del dipendente pubblico infedele il previsto provvedimento disciplinare: «Quello che poi non vedo, ma sono sicuro ci sia – chiude Poliseno – è il sorrisino compiaciuto di chi da dietro le sbarre oggi sentirà di aver avuto una vittoria. Brava la Cassazione che gliel’ha concessa. Mi rimetto alla Corte d’Appello di Milano. Ci sarò anche lì, riascolterò di nuovo tutto, tremerò in attesa della sentenza per la paura che l’ergastolo venga cancellato. Ma ancora una volta non sarò solo».