Questa volta c’è stata anche un bel po’ di sfortuna, perché i santi in paradiso hanno guardato giù e aiutato l’Arconatese.
Con questo non vogliamo togliere nulla ai milanesi, autori di un primo tempo intenso e caratterizzato da precisione e velocità nelle ripartenze – alcune delle quali potenzialmente molto pericolose. Invocando i santi vogliamo semplicemente riportare quello che il secondo tempo ha mostrato: una Varesina dominante e capace di surclassare i propri avversari in tutto. Dal 13’ della ripresa al 50’ l’Arconatese non si è praticamente mai presentata nell’area di rigore rossoblù, sorpassando la propria metà campo in pochissime occasioni e venendo schiacciata,
oltre che assaltata, dagli uomini di mister Spilli. Ma quindi, dopo questo dominio, come mai soltanto un pari? Beh, perché Alberto Savini, portiere classe ’99 dei padroni di casa, ha parato praticamente l’impossibile – macumbe e maledizioni annesse. Soprattutto negli ultimi minuti, compiendo due autentici miracoli: il primo sul colpo di testa di Shiba e il secondo all’ultimo respiro sulla punizione rasoterra di Chiarabini. Senza dimenticare il bel tuffo sul destro potente della stessa ala rossoblù pochi minuti prima. Insomma, una piccola canonizzazione sportiva se l’è meritata.
Venendo alla Varesina ci sono due cose da sottolineare. Iniziamo da Osuji e Giovio: metterli in discussione sarebbe equiparabile a una bestemmia, ma proprio per questo motivo da due giocatori del loro calibro, talento ed esperienza, non ci si aspetta soltanto il compitino. Forse esageriamo anche noi visto che non si può pretendere la luna ogni volta e che siamo alla quarta giornata, ma loro possono illuminare gioco e compagni come pochi altri. Ecco il perché di questa analisi, perché le aspettative sono alte come la considerazione e la stima nei loro confronti – consapevoli del fatto che il miglior Giovio e il miglior Osuji devono ancora vedersi. Parlando invece del collettivo si deve sottolineare la reazione tecnica e morale avuta dopo un avvio un po’ imballato causato dalle scorie del 4 a 0 subito dalla Caronnese mercoledì scorso. Passati i primi minuti si è vista una squadra brillante e arzilla, fermata soltanto dal portiere milanese. Una squadra che ha saputo recuperare le giuste energie mentali, ricompattandosi e recuperando la propria identità: palla a terra, lotta, corsa e aiuto al compagno più vicino. Un’identità che servirà confermare contro il Borgosesia.