Parigi, 20 ago. (Apcom) – Il ministro dell’istruzione Luc Chatel annuncia che le scuole potrebbero anche chiudere a causa dell’influenza A; il governo francese vara un ampio piano per far fronte all’emergenza; e la popolazione risponde prendendo d’assalto i produttori di mascherine con filtro. Non c’è crisi per questo settore fin qui modesto che vede moltiplicarsi gli ordini. Tanto che in certi casi per far fronte alla domanda i fornitori si rivolgono addirittura alla Cina.
“Ho richieste venti volte superiori a quelle che posso accettare” assicura Eric Durant, presidente di Alltex, una piccola impresa che produce mascherine filtranti di categorie FFP2 (idonee per proteggere da polveri nocive, fibre e fumi derivanti da particolato). “Produciamo centomila mascherine al giorno”, il massimo consentito dagli impianti. La sua piccola società ora impiega 11 dipendenti invece di 5. E i tempi di consegna si allungano: “prevediamo di consegnare in novembre-dicembre gli ordini ricevuti oggi”.
Sperian Protection, uno dei più grossi produttori francesi, non vuole dire quali tempi di attesa ha per gli ordini, ma conferma cha funziona “a pieno regime”, il che corrisponde a “100-150 milioni di maschere fabbricate all’anno”. Non solo, intende aumentare la sua capacità produttiva del 60% “nei prossimi mesi”.
I distributori che lavorano sul territorio francese o per l’estero hanno anche loro ritardi di mesi nelle consegne. “Per ora consegnamo a inizio ottobre” spiega Guillaume Ziegler, della Girod Medical, e aggiunge che ha dovuto rivolgersi a fornitori cinesi perché quelli francesi non riescono a soddisfare il mercato. E anche i produttori della grande Cina fanno fatica: “abbiamo già inviato richieste per il mese di novembre e stiamo pensando a quelle di dicembre”.
I clienti all’origine di tanta frenesia in effetti non sono i privati cittadini, ma in primo luogo lo Stato, poi gli organi locali e le grandi imprese. Lo Stato francese ha già acquistato un miliardo e 700mila mascherine con vari gradi di protezione, molte in realtà già come precauzione per la precedente grande allerta, quella per l’influenza aviaria. Non solo, ha sbloccato 46,2 milioni di euro per l’acquisto di altri 92,4 milioni di mascherine.
La Sperian Protection ha ricevuto dal governo un ordine “da circa 25 milioni di euro” per maschere da consegnare entro la fine del 2010.
Sul fronte delle grandi aziende che si preoccupano per i dipendenti si contano le ferrovie francesi (SNCF) che hanno ordinato 8 milioni di maschere; il polo chimico Arkema che calcola che con le sue riserve, i suoi 9.000 dipendenti francesi possono consumare tre maschere ciascuno al giorno per due settimane.
La frenesia sta contagiando anche le piccole imprese e le piccole realtà: “organi locali, municipi, prefetture” elenca il signor Ziegler. E anche i privati cittadini cominciano a chiedere, una esigenza in aumento con il rientro dalle vacanze: “arriveremo all’acme a fine settembre, quando l’influenza si propagherà in Francia”.
E non ci sono solo le mascherine. L’eventualità dell’epidemia potrebbe ben presto rendere introvabili i flaconcini di gel disinfettante per le mani.
La Francia ha registrato finora 550 contagi del virus ma nessun
decesso. Ma secondo alcuni esperti, in autunno e con la
riapertura delle scuole, il virus potrebbe contagiare dal 25 al
50% della popolazione.
Non tutti sono d’accordo: a fine luglio, il celebre urologo
Bernard Debré (è anche deputato conservatore) ha definito “una
influenzetta” il virus H1N1, dichiarando che è meno rischiosa
dell’influenza stagionale, e che i poteri pubblici la usano a
fini esclusivamente politici.
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