«Rajoy ha fatto vedere al mondo l’atteggiamento scandaloso di un governo contro un popolo che pacificamente manifestava per i propri diritti». Il sindaco leghista di Gallarate , come sempre, è uomo di poche ma chiare, limpide e lapidarie parole. Domenica ha fervidamente partecipato seppur virtualmente al referendum separatista della Catalogna, parteggiando per gli indipendentisti. Una vicinanza politica ma anche umana. Anzi, quasi umanitaria.
Quello che è successo domenica è scandaloso. La polizia spagnola ha di fatto violato il diritto di autodeterminazione dei popoli, diritto sancito e difeso anche dalle Nazioni Unite, i cui princìpi dovrebbero stare al di sopra di ogni Costituzione. Non c’era una massa che agiva di forza, ma solo migliaia di persone che chiedevano di votare. E gli è stato impedito. Fatto gravissimo: non si può negare a nessuno di decidere il proprio futuro. La polizia ha pestato i cittadini e persino i pompieri: questo, a mio avviso, è uno scandalo nello scandalo.
L’Unione Europea, purtroppo o per fortuna, oggigiorno è solo una lobby a livello economico-finanziario. E meno male che non c’è un esercito unico, come invece ha chiesto Macron nei giorni scorsi…
Veder partire convogli di poliziotti da Madrid tra gli applausi della gente sapendo che andavano ad impedire un referendum è imbarazzante. Trattenere controvoglia una parte che non vuole essere trattenuta è controproducente. Purtroppo mi aspetto nei prossimi giorni altri feriti, e speriamo nessun morto. I politici catalani sono determinati e sono un tutt’uno con i loro cittadini. Sa qual è il rammarico più grande? Che probabilmente in Italia una simile mobilitazione di popolo si potrebbe verificare solo se bloccassero la Serie A di calcio e non per la voglia di rivendicare i propri diritti. Perciò il popolo catalano ha la mia piena solidarietà.
Chiariamo subito che il nostro referendum, al contrario di quello catalano, è stato scritto e pensato all’interno di ciò che prevede la Costituzione italiana. Si interrogheranno i cittadini sulla volontà o meno di trattare con Roma affinché le nostre Regioni ricevano più competenze. Ai detrattori che ritengono questa consultazione inutile chiederei perché lo Stato per ben cinque volte abbia sempre negato questa possibilità.
Reputo che i catalani siano molto più determinati e cazzuti dei lombardi, perciò sono convinto che, loro, alla fine otterranno quello che meritano. Ma un appello mi sento di farlo: dato che ai catalani è stato impedito, non perdiamo noi quest’occasione e dimostriamo che anche il popolo lombardo ha la propria dignità.