e torneranno a Cunardo dopo 74 anni per ricevere dal Comune la cittadinanza onoraria; l’incredibile storia di questa famiglia ebrea, scampata alle persecuzioni nazifasciste, è stata riportata alla luce da , il ciclista della memoria di Varano Borghi, che ha incontrato Daniele Nissim la scorsa primavera durante il suo viaggio sulle due ruote in Israele.
Il Comune di Cunardo che aveva già ritrovato alcuni documenti storici sulla vicenda, ha organizzato una cerimonia ufficiale in municipio, cui parteciperanno anche gli alunni delle scuole del paese, il prossimo 19 ottobre alle 10.15. I Nissim, che avrebbero dovuto fuggire in Svizzera, per una serie di peripezie restarono invece a Cunardo, sotto falso nome, per un anno e mezzo, fino alla fine della guerra, senza che mai nessun cunardese facesse la spia.
La famiglia ebrea che oggi vive a Gerusalemmte, deve la vita in particolare a , che mise a disposizione una camera nella sua casa che esiste tutt’oggi all’angolo tra via Roma e via Ariosto; con l’aiuto di Lea e Daniele Nissim, che oggi hanno rispettivamente 78 e 74 anni, si cercherà anche di individuare la stanza che ospitò i sei componenti della famiglia. Ma sono anche altri i personaggi del nostro territorio a contribuire alla salvezza dei Nissim, come ad esempio , che nel 2000 proprio grazie all’interessamento del signor Daniele, è stata inserita tra i Giusti delle Nazioni. procurò invece i documenti falsi per i Nissim, tanto che alla cerimonia di giovedì prossimo sarà presente anche la Compagnia Duse di Besozzo che ha scritto uno spettacolo teatrale su Marrone.
Documenti che la famiglia ha conservato e che avevano spacciato i Nissim, di origine veneta, per una famiglia proveniente dal Sud Italia. Il 19 ottobre sarà davvero un giorno particolare per tutta Cunardo e sarà difficile trattenere le lacrime di commozione, soprattutto quando Lea e Daniele racconteranno ai bambini delle scuole la storia della loro famiglia che inevitabilmente si intreccia con quella mondiale di quel periodo storico.
«Il primo ricordo di Cunardo è un venerdì sera di novembre del 1943 – racconta Daniele Nissim – fa freddo, abbiamo paura, è buio e c’è il coprifuoco; ricordo la stanza in cui vivevamo in sei al piano di sopra; non c’era gabinetto e dovevamo scendere in giardino».
Nello stesso stabile viveva un’altra famiglia con cui i Nissim avevano legato. «L’unica persona che usciva era mia zia Anna che lavorava a Varese – prosegue il signor Daniele – chi ci aiutava era Anna Sala, che ci portava da mangiare e ci assisteva in caso di bisogno; era una bellissima ragazza».
Impossibile dimenticare i momenti di terrore come il passaggio di mezzi militari da via Roma. «Non so quanto tempo sia durato il passaggi del convoglio ma per me è stato lunghissimo e dopo 74 anni me lo ricordo perfettamente»conclude Nissim.