Donne maltrattate e vittime di violenza: reati in aumento. I numeri diventano sempre più importanti: nel 2015 in Lombardia sono state 428 le donne vittime di violenza domestica che si sono rivolte a un pronto soccorso, 526 sono state le donne vittime di violenza sessuale che si sono rivolte a una struttura sanitaria, 864 sono i casi in cui sono state attivate le forze di polizia in soccorso delle vittime, 986 sono stati i casi di violenze e abusi segnalati a centri antiviolenza e sono 86 le donne affidate a rifugi sicuri.
E sono state 5.224 le donne in Lombardia accolte in centri antiviolenza nel 2016. In provincia di Varese nel 2015 sono state 377 le donne che si sono rivolte a un centro antiviolenza.
Nel 2016 i casi sono stati 500, con un aumento di oltre il 30%. «Numeri – ha spiegato l’assessore regionale alle Fragilità Sociali e Pari Opportunità – che possono essere letti anche con un accezione positiva: sono in aumento costante le donne che trovano il coraggio di denunciare. Di rivolgersi alle istituzioni che devono dare risposte adeguate».
, procuratore di Varese, che ieri ha presentato un nuovo progetto di rete (il primo in Lombardia) tra istituzioni e tutte le realtà che lavoro con le vittime di abusi (donne e minori) aggiunge: «Negli anni 90 a Milano questo tipo di reati non esisteva. Oggi Milano ha 10 pubblici ministeri dedicati. Questo non perché negli anni 90 non vi fossero abusi o violenze su donne e minori, ma perché non venivano denunciati». Borgonovo, che ad aprile ha presentato il nuovo centro di ascolto per donne vittime di violenza istituito in tribunale a Varese con 10 avvocati,
due pubblici ministeri e ufficiali di polizia dedicati, aggiunge: «Da aprile abbiamo avuto una media di 4 donne che ogni mercoledì si sono rivolte allo sportello di ascolto. Un terzo dei reati che quotidianamente vengono presi in carico dai nostri uffici riguarda quest’ambito specifico. Saper dare supporto alle vittime, garantire loro un processo penale ben fatto, porteranno altro sommerso allo scoperto».
E Brianza conclude «mettendo sul piatto» due nuovi obbiettivi che Regione Lombardia si è posta in quest’ambito: «Dare a queste donne e ai loro figli una risposta concreta all’emergenza casa e aiutarle a garantirsi autonomia lavorativa. Le prime domande che una vittima pone dove andrò a vivere adesso? Cosa accadrà a me e mio figlio? Dare risposta a queste domande è fondamentale, perché è l’incertezza del dopo a frenare molto spesso le denunce».