«Il parto fisiologico? Non è una malattia ma un’esperienza meravigliosa e come tale deve essere trattata. Come? Attraverso una struttura che faccia sentire la mamma e il bimbo nei giorni successivi il parto come se fossero a casa. Abbiamo pensato quindi di creare la casa delle mamme o casa della maternità. Qui all’Ondoli». E casa è la parola chiave del progetto che le mamme dell’associazione Amor hanno presentato ufficialmente ieri e inviato «all’assessore al welfare , e ai consiglieri regionali , e ».
Le mamme di Amor sono le mamme “ex” ribelli dell’ospedale Ondoli di Angera che occupando Punto Nascita e la Pediatria, chiusi dall’oggi al domani sulla base «di semplici numeri che non possono in alcun modo definire un servizio sanitario davvero vicino al cittadino», sono riuscite nell’impareggiabile impresa di far riaprire riaprire entrambi i reparti.
Dopo la battaglia le mamme guerriere si sono costituite in un associazione Amor, appunto, che «vuole confrontarsi con la politica. Interagire. Lavorare insieme alla politica affinchè non vi siano più decisioni calate dall’alto ma una sanità partecipata» spiegano e , parte del direttivo dell’associazione che segnalano quanto l’ospedale Ondoli oggi sia “in sofferenza”.
«Non c’è un’equipe fissa di pediatria – ha continuato , che ha moderato la presentazione – e da Saronno non c’è più là disponibilità dei pediatri. Non è stata nemmeno riattivata la convenzione con il consultorio di Sesto Calende come invece era stato promesso. E poi persiste questa schizofrenia incomprensibile di un territorio che appartiene all’asst dei sette laghi e un struttura che è stata accorpata all’asst della Valle Olona. La sanità pubblica non può essere calata dall’alto ecco perché noi presentiamo un progetto per ribadire l’importanza della qualità del servizio».
Il progetto Casa della Maternità mira a far diventare l’Ondoli un progetto pilota che potrebbe fare scuola in tutta Italia. «Un’esperienza in una struttura unica – ha detto Doridoni – motiverebbe anche i medici. Li spingerebbe qui per fare esperienza come non potrebbero fare in nessuna altra struttura». Nel concreto il progetto prevede davvero che il parto avvenga come se la madre fosse a casa. «Ma con una struttura ospedaliera intorno – ha detto Doridoni – l’ostetrica accanto come un’amica e il medico pronto a intervenire qualora servisse. Letti matrimoniali nelle camere, possibilità per tutta la famiglia di pranzare, giocare insieme. Come se fossero a casa». Un progetto assolutamente innovativo. Che potrebbe diventare un modello nazionale.