Critica non la si può definire ma neppure idilliaca. La situazione di quanto sta all’interno e intorno alla stazione di Castellanza potrebbe migliorare.
Certo, nulla che riguardi i passaggi dei treni che al più, al pari di quanto avviene in altre stazioni, scontano talora qualche ritardo nella circolazione.
Ma è su altro che i riflettori dovrebbero essere puntati. Facendosi un giro all’interno e scendendo una scala ecco imbattersi in una serie di scritte sui muri.
A parte il senso del brivido provato dagli ovviamente ignoti writers nel raggiungerli dovendo attraversare i binari, operazione sempre non immune da pericoli e concessione alla follia, davvero non si capisce il senso.
Sulla cripticità di quello delle scritte ci si potrebbe pure sorvolare perché, come spesso avviene, gli autori ci lasciano la loro impronta ma non certo né la firma né il senso di quanto disegnano. L’incomprensibilità riguarda evidentemente il luogo scelto. E, appunto, il senso dell’atto dello scrivere, non del suo contenuto. Abbellire la stazione?
Ma allora le cose andrebbero fatte un po’ meglio e, soprattutto, non in clandestinità ma al più con qualcosa che si possa concordare con le ferrovie.
Altrimenti è imbrattamento e punto. Fastidioso da vedere, inintercettabile nelle finalità. Si risale e ci si imbatte, laddove dovrebbe sorgere il sottopassaggio di via Morelli chiesto a gran voce da Castellanza e Busto Arsizio, in un concerto stridulo di erbacce. Con relativi inquilini del regno animale taluni dei quali non danno all’ambiente il tocco di salubrità che meriterebbe. Chi mai dovrebbe sfalciare in quel punto?
E, proseguendo oltre il parcheggio verso la strada, dunque allontanandosi un pochino dalla sede deputata al transito dei treni, ci si imbatte in altri oggetti, non misteriosi, ma evidentissimi e un filino inopportuni.
Ancora erbacce fuori ordinanza, qualche cartaccia in barba all’esistenza di cestini della carta pronti a spalancarsi per ospitarla, e poi una transenna. Lasciata lì per qualche evenienza? Forse, chissà. Ma in mezzo a uno spazio verde, di nuovo, sembra un monumento alla manifesta incompatibilità.
E infine ecco spuntare un biglietto ferroviario solo soletto in uno spazio d’erba. Forse che chi lo ha gettato lì volesse fare sapere al mondo dove fosse diretto o da dove provenisse? Vale la pena rassicurarlo: si stava bene anche se non ci avesse dato quell’informazione lasciandolo lì anziché gettarlo nel cestino.