Per ora di freddo non ne abbiamo sentito molto, ma in casa, specie nelle prime ore del mattino e alla sera, si inizia a sentire il bisogno di un po’ di calore. Via allora all’accensione di stufe a pellets e caminetti, ma anche una fiammata di calorifero porta qualche piacevole grado in più in casa.
Un gesto semplice: e il caldo è subito pronto. Ma ci siamo chiesti questo gesto quanto inquinamento porta nell’ambiente? Oggi sono sempre di più le famiglie che integrano il tradizionale riscaldamento a gas metano con stufe a pellets o camini a legna.
Uno “Studio comparativo sulle emissioni da apparecchi a gas, GPL, gasolio e pellet ed effetto dell’invecchiamento”, condotto da Innovhub–Stazioni Sperimentali per l’Industria, azienda speciale della Camera di Commercio Metropolitana di Milano Monza-Brianza Lodi, ha però messo in evidenza quanto sia importante, anzi fondamentale, la manutenzione degli apparecchi per ridurre le emissioni.
«Con questo studio comparativo – ha spiegato , direttore di Innovhub – diamo un contributo in materia ambientale per far fronte allo smog a partire dai comportamenti individuali dei cittadini e dalle imprese. Per quanto riguarda il riscaldamento occorrono interventi periodici di manutenzione, al fine di limitare l’emissione di particelle nocive nell’aria», ma anche le stufe a pellet, dopo un certo tempo di utilizzo, hanno mostrato una degenerazione delle prestazioni in termini di Monossido di Carbonio (CO).
Secondo lo studio è dunque «fondamentale sottoporre le stufe alimentate a pellet ad una corretta e completa manutenzione, almeno annuale, dal momento che anche gli apparecchi di gamma medio-alta alimentati con pellet di buona qualità sono soggetti all’insorgere di fenomeni di instabilità e di degenerazione delle prestazioni». In buona sostanza secondo i risultati dello Studio che ha effettuato test oltre che su stufe a pellet anche su caldaie murali a gas naturale e GPL, c’è una grande differenza tra i vari combustibili e pellet e legna hanno un ruolo significativo nel produrre emissioni inquinanti in atmosfera.
Ma se il riscaldamento è nemico dell’ambiente, di certo è però un importante e crescente business per l’economia, con tutto il suo indotto di aziende attive tra fabbricazione, manutenzione di impianti, vendita all’ingrosso e al dettaglio: in Italia, nel 2017, sono quasi 79 mila le imprese attive nel settore del riscaldamento e danno lavoro a 209 mila dipendenti.
Le imprese in Lombardia sono quasi 15 mila, un quinto del totale italiano e impiegano 47.532 addetti, un quarto nazionale (22,8%). In provincia di Varese sono più di 1300 le imprese attive nel settore del riscaldamento, delle quali 973 operano nel comparto dell’installazione di impianti idraulici, di riscaldamento e di condizionamento dell’aria (inclusa manutenzione e riparazione) in edifici.