Tanta difesa e tanto buon attacco. Tecnica, attenzione, applicazione, ripetizione che diventa soluzione alla bisogna, furbizia, coesione, talento dei singoli, protagonisti diversi, gioco di squadra.
Il quarto perfetto (o quasi). All’improvviso. Che vale due punti vitali per la classifica e dice tanto della Varese che si sta costruendo mattone dopo mattone.
Scriviamo degli ultimi 10’ di Varese-Pistoia, quelli del recupero e del sorpasso sulla squadra di Esposito che nei frangenti precedenti era riuscita a ingarbugliare i piani biancorossi. La frazione di partita migliore nel breve cammino finora di Ferrero e compagni? L’ultimo quarto contro Milano e i secondi venti minuti contro Cantù – pur notabili – non reggono il paragone, sebbene messi in mostra contro la squadra più forte del campionato e contro una compagine nel complesso valida come quella brianzola.
Domenica Varese aveva le spalle al muro (in casa non dovresti mai perdere al cospetto di avversari “normali”: a Milano non c’era la stessa pressione…), la The Flexx che si presentava al rush finale era offensivamente in striscia, stava dominando a rimbalzo, arrivava da 9 soli punti concessi nel terzo quarto ed era nella predisposizione mentale migliore per lucrare i due punti in classifica (“gasata” dall’essere in vantaggio, in trasferta, senza avere per di più a disposizione il suo miglior giocatore).
Fare una cronaca “postuma” (con l’ausilio di una bella ripassata su Eurosport Player…) sarà pure allora un po’ “paraculo”, ma ben venga se serve a sottolineare aspetti assoluti e ad assegnare quei meriti che nell’immediatezza del racconto si sono un po’ sfumati.
Il quarto perfetto (o quasi) inizia dopo una stoppata subita da Avramovic e dopo l’arresto e tiro (incassato dallo stesso serbo praticamente in faccia) con il quale Moore corrobora il vantaggio ospite (30’ e qualche secondo: 53-61 Pistoia).
Varese torna in attacco e la The Flexx abbassa le gambe, proprio come nel terzo periodo. “Alto-basso” di Hollis per Cain, scarico ad Avra in angolo, con il serbo che penetra al centro poi scarica a sua volta per Waller, bravo con un accenno di backdoor a disorientare Laquintana. L’esterno italiano ospite però recupera, quindi Antabia ripiega ancora sul suo compagno di reparto che nel frattempo ha completato il taglio dopo la penetrazione. Avramovic, a questo punto, ha un guizzo in più: riattacca Sanadze e trova il pertugio per servire Wells sull’arco, che con quattro secondi ancora sul cronometro dei 24, piazza la tripla solo soletto, con la difesa che era ormai collassata al centro.
Sedici secondi netti di basket costruito, di basket ragionato senza frenesia nonostante il canestro appena subito e lo svantaggio che iniziava a diventare corposo. Sedici secondi che farebbero ballare tante difese. Sedici secondi di tecnica, schemi, intelligenza. Sedici secondi di allenamenti che diventano partita.
Qualche istante dopo, dall’altra parte del campo, Sanadze cerca il pick and roll con Kennedy, ma la difesa di Avramovic e Cain – entrambi bravi a mantenersi sulla stessa linea in un raddoppio perfetto – ritarda e poi annulla il gioco a due. Il georgiano scarica a Bond (con Hollis che quasi intercetta il pallone), il quale ha solo due secondi sul cronometro dei 24 per inventare qualcosa. Non riesce a fare nulla: infrazione e palla a Varese.
Un’azione difensiva di automatismi puri, di intelligenza, di grinta. Di squadra che si muove con sincronia.
Trentadue minuti e sedici secondi sul cronometro. Cain ha appena sbagliato due liberi e il “tap-out” di Magro sul rimbalzo viene recuperato da Wells. La palla arriva ad Hollis, controllato in angolo dallo stesso Magro, che ha forse 10 centimetri per andare verso il canestro passando dalla linea di fondo. Impossibile, ma non per l’ex Benfica: finta di tiro rapidissima e partenza fulminante a pescare in fallo l’impercettibile ritardo del centro pistoiese. Palla che resta in mano alla Openjobmetis: erano due punti buttati via…
Qui c’è il talento puro nel controllare il corpo e la tecnica cristallina della partenza in palleggio. Qui c’è Hollis e tutta la sua estemporaneità, benedetta per una Varese che ne ha bisogno e che si sta strutturando per poterla attendere senza patemi.
Monografica Avramovic. Tre capitoli: il sangue freddo, la velocità, il talento.
Primo capitolo: la tripla del -2. È stato il primo tiro da tre segnato in campionato dal nostro dopo dodici tentativi finiti sul ferro o lontano da esso. E’ arrivata dopo un suo scarico sbagliato, recuperato con abilità da Waller un centimetro prima dell’infrazione di campo: significa che non c’è paura, dopo l’errore.
Secondo capitolo: il coast to coast del pareggio (61-61). Cain cancella Magro con una stoppata, la palla arriva al serbo: da questo momento a quello in cui lo ritroviamo dall’altra parte del rettangolo a festeggiare il canestro, passano meno di cinque secondi, durante i quali Avra si mangia tre avversari e circa 28 metri.
Terzo capitolo: il lay-up del vantaggio (65-63). Avramovic esce a ricciolo dall’area e viene servito al centro da Wells, con tutta l’inerzia del corpo che lo dovrebbe portare a continuare nella direttrice del suo taglio. Lui invece riceve palla, si ferma, si gira con una piroetta dalla parte opposta e, senza prendere il blocco di Cain, accende la moto arrivando fino al canestro.
Caja lo aveva chiamato settimana scorsa: queste risposte danno plasticità a una crescita che sotto traccia sta riprendendo dopo il formidabile impatto dell’inizio della scorsa stagione.
Monografica Cain. La stoppata su Magro è quasi il meno: dopo due perle, un’altra in difesa e una in attacco. La prima. Con il 63-63 sul tabellone si ritorna in retroguardia: Cain sta controllando Magro sulla parte destra del campo, mentre al centro si sta giocando un pick and roll tra Moore e Gaspardo. La difesa biancorossa decide il cambio, ma Wells e Hollis, i due difensori nell’occasione, si “impastano” e si ostacolano. Risultato? Moore ha la strada libera. Cain, lontano almeno un metro e mezzo, ha la forza, il fiato, la voglia e la reattività per recuperare in aiuto, portarsi sul play di Pistoia e costringerlo all’errore al tiro. La seconda. Attacco Varese, qualche azione dopo: Hollis e Cain salgono a portare un doppio blocco per Wells. Il primo poi si apre sull’arco e riceve palla, mentre il secondo “rolla” al centro dell’area e chiama l’ulteriore passaggio di Hollis: recuperato da Kennedy, Cain è incredibile nel tenerlo dietro con il corpo, arpionare l’assist tagliando fuori l’avversario, girarsi e appoggiare a canestro.
Generosità difensiva (e per apprezzare quella sono bastati due allenamenti a Chiavenna…) ma anche esperienza e tecnica offensiva che confermano come il centro di Rochester, se ben servito, sia tutt’altro che sprovveduto sotto le plance avversarie.
Monografica Wells. Dal 69-71 con 36 minuti e 20” sul cronometro al 78-73 con un minuto e 18 secondi residui, il film di Varese-Pistoia narra di un leader designato che ritrova se stesso e risolve la contesa. Da attaccante puro, da giocatore che fiuta il canestro. Primo passo a battere Moore e a segnare in arresto e tiro. “Zingarata” con circumnavigazione dell’area, giravolta e morbida sospensione. Penetrazione a sinistra dopo finta a destra, centro dell’area, arresto, galleggiamento in aria ad evitare la stoppata, tiro, fate altri due punti. Consegnato di Cain oltre l’arco, Sanadze davanti che viene seduto con una finta in palleggio accompagnata da una spalla che non ha paura del contatto, tiro e fate altri tre.
Due minuti e spicci di promesse estive finalmente mantenute, tutte in un’unica soluzione. E di un pensiero: se Wells sa prendersi in mano la squadra in questo modo, la strada potrebbe non essere così in salita.
Il quarto (quasi) perfetto. All’improvviso, ma nemmeno poi tanto: basta andare a vedere gli allenamenti in settimana.