Cominciamo dalla fine. Ovvero da una delle (poche) buone notizie arrivate sulla riviera adriatica negli ultimi tempi. A Pesaro sta per approdare Rihards Kuksiks, vecchia conoscenza biancorossa con il vizio del canestro (se oltre l’arco da tre punti è meglio: 46% dalla lunga in campionato nella sua parentesi varesina): a ieri mancava ancora il nulla osta della società di provenienza (i lituani del Nevezis) e poi ci saranno anche le visite mediche da superare, ma l’ala lettone potrebbe e dovrebbe fare in tempo a esordire domenica contro la sua ex squadra.
L’ormai più che probabile addizione di valore al roster di Spiro Leka (non scriviamo di un campione, certo, ma si tratta comunque di un giocatore affidabile) è stata accolta dall’ambiente che gravita intorno a una delle più storiche e rinomate realtà del nostro basket come un raggio di sole in mezzo a nubi piuttosto dense.
Il viaggio nel mondo della prossima avversaria della Openjobmetis di Attilio Caja si deve pertanto fare con l’ombrello ben aperto. Infortuni, mancanza di sponsor, competitività altalenante: piove. Come spesso è accaduto negli ultimi anni prima che un’indomita capacità (dirigenziale e forse addirittura atavica, ripensando ai fasti di un passato rinomato che non muore almeno nella voglia di lottare fino in fondo) rimettesse tutto a posto appena in tempo.
Piove fuori e piove in campo (anche se non diluvia). Fuori perché la Vuelle è l’unica società tra le sedici che militano in Serie A a non aver trovato un main sponsor: alle chiamate di via Bertozzini sono arrivati solo e soltanto dei gran “no”. La baracca è retta dal Consorzio Pesaro Basket (il precursore della proprietà diffuse, nato nel 2005, 23 aziende sostenitrici attualmente) e da alcuni partner commerciali che però non forniscono il di uno sponsor.
Nemmeno da scrivere che le difficoltà nel reperimento delle risorse si siano riverberate sulla costruzione della squadra, fatta al risparmio (e anche qui ne sappiamo qualcosa) e per di più vittima di fughe (l’ala Zac Irvin se n’è andato a settembre senza nemmeno mettere piede in campo in una gara ufficiale) e infortuni (quello pesante di Mario Little dopo due partite, motivo per il quale è stato cercato Kuksiks che – se tutto va bene – firmerà un contratto mensile estendibile fino a fine stagione).
Tre sono le travi portanti della squadra del coach albanese Leka. E sono tre rookie, come da buona tradizione marchigiana o “costiana” (da Ario Costa, presidente) che sugli esordienti tra i professionisti (una necessità anche economica) a volte pecca e a volte ci azzecca: Dallas Moore, prolifica guardia – è il secondo miglior realizzatore del campionato – che nelle dinamiche marchigiane deve però fare anche il play, Eric Mika e il nigeriano Emmanuel Omogbo, punti e rimbalzi in grande quantità in un settore da cerchiare con la matita rossa per qualsiasi avversario.
L’asse play-pivot (anzi: play-lunghi) c’è tutta, manca il resto: Pesaro gioca in sette, Pesaro tira malissimo da fuori (26,3%: non c’è chi fa peggio), Pesaro non difende (terza squadra più battuta dopo Cantù e Pistoia) Pesaro vince a Reggio Emilia ma molla di schianto contro Capo d’Orlando e fa suoi solo 2 match su 8.
Piove sull’Adriatico, anche se i tifosi rispondono sempre in massa quando c’è da abbonarsi (e quest’anno sono stati pure alzati i prezzi). Piove. Ma a certe latitudini basta poco a rivedere il sereno. Attenta Varese.