Sagre e feste di quartiere e processioni “da salvare”: alleanza tra Comune e organizzatori per evitare che le norme restrittive emanate dal ministero degli Interni possano compromettere le tradizioni della città. «Sarebbe eccessiva prudenza cancellare gli eventi» ammette il comandante della polizia locale , che ha offerto la massima collaborazione degli uffici comunali per evitare che la “famigerata” circolare Gabrielli – le prescrizioni per le manifestazioni all’aperto che il Ministero ha varato in seguito ai fatti di Torino, con il panico in occasione della finale di Champions League all’ombra del maxischermo in piazza – possa indurre qualche organizzatore a fare un passo indietro.
«Il nostro obiettivo è far sì che tutte le manifestazioni vengano confermate» mette le mani avanti l’ex assessore , responsabile dell’organizzazione della festa patronale di San Giuseppe, la più lunga e impegnativa tra le sagre di quartiere della città. È lui che, a nome del coordinamento delle feste di quartiere, ha sollecitato la convocazione di un incontro chiarificatore con i dirigenti e i funzionari del Comune, per avviare un percorso di collaborazione che salvaguardi gli appuntamenti tradizionali.
Dopo il caso della cancellazione di una fiera a Cairate, oltre a quello della storica processione di San Cirillo a Sacconago, le preoccupazioni di organizza sagre di quartiere e cortei tradizionali sono palpabili, perché le prescrizioni anti-terrorismo rappresentano indubbiamente un “peso” in più sulle spalle dei volontari che ci mettono l’anima per portare avanti i momenti di aggregazione.
Lo stesso assessore alla sicurezza , vestendo i panni di ambulante, considera «una follia» mettere sullo stesso piano sagre e sfilate di paese con quanto accaduto a Torino. Ma occorre adeguarsi. La sua proposta, condivisa con Cislaghi, è di «coinvolgere la prefettura» per ottenere chiarimenti sul rispetto delle normative, dalle vie di fuga ai “contapersone”, dalle barriere anticarro alla presenza di mezzi di soccorso. Il comandante Vegetti offre collaborazione per individuare soluzioni ad hoc caso per caso: «Non fare l’evento pensando che non si può più, sarebbe eccessiva prudenza. Se lo sappiamo per tempo, una soluzione la troviamo. Ci teniamo che le tradizioni non vengano penalizzate».
Nel caso delle processioni, in particolare, «il contesto normativo non è cambiato, è l’esperienza che ci porta ad attuare accortezze in più. Ma non pensiamo che nel nostro cortile possa arrivare il terrorismo internazionale». Insomma, gli strumenti per superare le rigidità ci sono. In vista delle prime feste di aprile, verranno predisposte delle «simulazioni», annuncia Cislaghi, «per arrivare preparati davanti alla commissione comunale. È vero che ci sono prescrizioni in più, ma anche garanzie in più per chi organizza».