“Viaggio in drone al Sacro Monte di Varese”: scatti inusuali raccontano in un libro l’evoluzione tecnologica nel lavoro del documentaristica e fotografo .
La nuova pubblicazione, edita da Macchione, uscirà entro la settimana, sarà poi presentata il 22 dicembre, alle 18, nella sala Filmstudio90, in via De Cristoforis, 5 a Varese.
Tutto è nato 4 anni e mezzo fa «quando, grazie ad un amico appassionato ho preso il primo drone» racconta il regista varesino d’adozione. Da lì in poi si è sviluppata la passione di chi da 30 anni lavora dietro un obiettivo e vive di curiosità.
«È un bellissimo “giocattolo” e per il mio lavoro è fantastico. Non ho più bisogno chiamare l’elicottero, diventando pazzo e spendendo cifre significative, mentre il drone permette di gestire una scala che elicottero non gestisce».
Le difficoltà del mezzo sono tecniche e ambientali. «L’elicottero non può abbassarsi sopra bosco a 10 metri perchè spaccherebbe gli alberi o sopra luoghi di interesse naturalistico, perché troppo rumoroso e sposta delle massa d’aria imponenti disturbando l’ambiente».
Il drone, invece, per una scala che vada «da 0 a 50 e fino 100 metri d’altezza si gestisce autonomamente nel migliore dei modi. Si possono fare foto in quantità da prospettive diverse da quelle che può affrontare un fotografo da terra. L’alternativa, come sui set cinematografici, sarebbe l’utilizzo le autoscale con cestelli, che in molti luoghi non potrebbero accedere».
C’è, insomma, la possibilità «di liberare la creatività in un campo nuovo. È uno strumento in più e molto valido» sottolinea Manghi, che in questi giorni sta montando per il programma Geo in onda su Rai Tre un documentario, “I racconti dello Stella”, fiume friulano che pochi conoscono.
L’obiettivo per questo nuovo libro ha immortalato una delle storiche bellezze di Varese.
«L’ho fatto sostanzialmente per amore. Il Sacro Monte è semplicemente bello e per i varesini è un icona. L’ho sempre fotografato e ri-fotografato. E ora l’ho voluto vedere sotto una luce diversa. Con Macchione, poi, abbiamo realizzato parecchie pubblicazioni, negli ultimi 10 anni, dando ampio spazio al monte e alla via sacra».
Ha immortalato immagini che fino a pochi anni fa non sarebbero state realizzabili. «Ho portato il drone a 2 metri dalla croce dell’ottava cappella.
Da terra avrei dovuto usare un teleobiettivo e dietro la croce ci sarebbe stato solo il cielo, mentre con il drone e un obiettivo ad ampio campo, quindi, un grandangolare si ha l’impressione di essere lì coi proprio occhi e di vedere tutto lo sterminato passaggio dietro».
Eugenio, che pure non è nuovo alle foto aeree sopra il Sacro Monte, ha potuto vedere con un’angolazione particolarissima il Patrimonio Unesco.
«La via sacra è un serpente insinuato nella montagna e il paesaggio è punteggiato dalle cappelle, ognuna rivolta verso un punto cardinale diverso. La visione da 20 o 30 metri ha minore meno ampiezza, ma più immediatezza è come vedere ciò che vede un uccello in volo».
A realizzare le fotografie, nello stesso periodo in cui realizzava un documentario su Varese per Geo, sono stato la moglie e collega Annalisa Losacco e l’amico Pino Farè.
«La normativa per la gestione dei droni è molto specifica – tanto che serve una precisa abilitazione per poterli “guidare” – e prescrive che mentre si pilota il mezzo e si guarda nel monitor, ci sia una persona a controllare il drone».
Il prossimo lavoro di Eugenio Manghi e Annalisa Losacco sulla Sicilia sarà trasmesso il 27 dicembre sempre su Rai Tre.