Velocità, tecnologia, rapidità nelle risposte, industria 4.0: i mercati oggi sembrano richiedere tutto questo per competere a livello internazionale e le imprese, di conseguenza, si adeguano. Ma è davvero questo il modello vincente? Non è detto, o almeno, non è certamente l’unico. Ci sono imprese, anche sul nostro territorio, che il professor , docente di Business Ethics della LIUC Business School il quale ieri ha presentato nel suo libro “Storie di ordinaria economia. L’organizzazione (quasi) perfetta nel racconto dei protagonisti”, definisce “minoranze creative”, che utilizzano l’etica come strumento di innovazione e modello principale di impresa.
Queste sono realtà, una minoranza nel panorama italiano, che «nella loro ordinaria quotidianità generano un modello di eccellenza culturale» spiega Folador, tanto da diventare dei modelli di “ordinaria economia” tanto straordinaria da arrivare a definire un’organizzazione praticamente perfetta.
«In queste realtà – spiega Folador – l’impresa è un progetto. Nelle storie di impresa che ho raccolto la gran parte delle persone ha ribadito come ciò che li ispira nel lavoro quotidiano sia il gusto di costruire un progetto che vada oltre il presente e di realizzare un’impresa che trascenda se stessa per porsi al servizio di un bene più grande».
Tre sono i tratti comuni di queste realtà: «Primo la tendenza spiccata alla valorizzazione delle persone che vengono sviluppate attraverso vere relazioni individuali, in modo istintivo, umanizzato, ascoltando i bisogni e le attitudini di ciascuno» racconta Folador. Secondo tratto è il fatto che «queste imprese cooperano e hanno la tendenza a collaborare internamente e all’esterno, con tutti gli stake holders: clienti, fornitori e territorio. E qui si inserisce il terzo tratto comune: la tendenza a vivere in modo stretto il legame col territorio e la comunità locale, che entra a far parte del progetto stesso dell’azienda». Infine un ultimo tratto distintivo: «L’attenzione alla qualità quasi artigianale della produzione».
Sono 24 le testimonianze di imprese di successo di medie e grandi dimensioni o realtà particolari raccolte da Folador, che hanno risultati importanti in Italia e nel mondo. E in queste storie emerge, spiega il docente «una predisposizione a guidare l’azienda gradualmente, a tratti quasi rallentando, con una visione di lungo termine e in controtendenza rispetto ai ritmi pressanti del cambiamento». Storie di successo che raccontano di un modello coraggioso di gestione che ancora deve essere codificato ma che sembra essere sempre più diffuso.
E fra queste realtà ci sono anche alcune varesine d’eccellenza come il centro Gulliver, Yamamay e Nau. E le parole di questi imprenditori confermano la bontà delle scelte di “ordinaria economia” nella gestione delle loro imprese: «La storia della mia famiglia è una storia fatta di valori precisi come l’attenzione all’unicità delle persone, il gusto per le relazioni autentiche, elemento base di ogni rapporto di lavoro positivo – racconta , responsabile area sviluppo e innovazione di Yamamay nel libro di Folador -. Sono questi i valori che nel tempo mi hanno portata a dare sempre più importanza all’ascolto sia all’interno che all’esterno dell’azienda valorizzando ciascun contributo e condividendo la passione».