La situazione in casa Varese è sempre più drammatica. Il tempo continua a passare, di novità non ne arrivano (e non sono destinate ad arrivare), di prese di responsabilità neanche l’ombra. Nel frattempo la squadra si svuota e ai tifosi restano solo delle domande: perché e quando.
La cronaca di ieri, giovedì, racconta di altri due addii all’interno della squadra: Mattia Rolando è partito in direzione Caronno Pertusella (insieme a lui era atteso anche il trasferimento di Nicolò Palazzolo, il cui sogno sarebbe però quello di rimanere in biancorosso e per questo attenderebbe fino all’ultimo una svolta societaria); Michele Magrin si è invece trasferito nel girone E di Serie D alla Sanremese. Queste due uscite seguono quelle già registrate di Molinari, Granzotto e Bruzzone, oltre al passo indietro di Iacolino e al seguente taglio di Ciro Improta.
A loro potrebbero aggiungersi tanti altri giocatori. Per un motivo semplice, ovvero lo stipendio ancora non pagato di ottobre, a cui presto si aggiungerà quello di novembre mentre i giocatori stanno già lavorando dicembre: come normale, chi vive di calcio non può permettersi di non ricevere quanto gli è dovuto e così in molti avrebbero messo ai primi giorni di settimana prossima la deadline prima di prendere una decisione.
Non solo, però: perché è la stessa società che, rimasta all’asciutto, sta cercando il modo di “fare cassa”: sia tentando di vendere cartellini sia provando a liberarsi di alcuni importanti contratti.
Il nervosismo della proprietà è in continua crescita. Per una mancata cessione, per alcune volontà di restare e, ovviamente, per una trattativa che non deco lla e non è destinata a farlo. Difficile possa accadere, considerando il quadro debitorio (che non arresta la sua crescita: le voci lo vogliono ormai verso il mezzo milione) e lo smantellamento progressivo della squadra: chi mai si prenderebbe in mano una situazione del genere? Non, come tutto lascia supporre, il gruppo rappresentato dall’agente Fifa Sauro Catellani, persona seria, conosciuta e rispettata: quella via sembra ormai chiusa. A meno di miracoli.
Tanti i perché che consumano i pensieri dei tifosi. Perché si cerca di smantellare una squadra costruita, secondo i proclami di agosto, per vincere? Perché andare in trasferta a Chieri? Perché venire ancora al Franco Ossola? Perché non c’è un briciolo di rispetto per chi si è abbonato o ha comprato i biglietti per le partite?
Poi, i quando: uno, di speranza, uno di timore. Quando Paolo Basile darà le chiavi al sindaco permettendo un difficile ma forse ancora non impossibile salvataggio del Varese? E se nulla accadrà, quando a Masnago resterà soltanto il deserto?