– «Le luminarie sono arrivate e si finirà il lavoro entro oggi, domenica. Il mio grazie di cuore va ai commercianti uboldesi che si spendono (e spendono) sempre in prima persona, di tasca loro, per rendere più bello il nostro paese». Parole di , sindaco di Uboldo, che commenta così l’operazione. Tutto finito? Neanche per idea: anche in questa occasione il primo cittadino non si trattiene e critica – non senza ragione – tutti quelli che criticano a prescindere.
«In questi giorni – racconta Guzzetti – mi avete fermato davvero in tanti per dirmi “ma le luminarie?”, “ma quest’anno non illuminano?”, “ma niente luci?”. La mia riflessione è semplice: guardate che non è tutto un dato per scontato. Dietro a ciò che vedete oltre che ai soldi c’è sempre del tempo speso dalle persone, fatica, telefonate, impegno. È facile ruttare su Facebook il proprio disappunto o il proprio pensiero e non fare mai un cavolo (il termine usato è ben più esplicito, ndr) per il proprio paese. Quindi signore e signori, vediamo di svegliarci. Perché questo vale per le luminarie ma vale anche per tutto ciò che vedete e che vivete nel vostro paese».
Prosegue Guzzetti: «Guardate che ai commercianti nessuno impone di fare queste cose e se le fanno invece di rompere le palle del “quando arrivano” o poi magari dire “ma son più belle quelle di New York” magari pensateci. Guardate che i tanti eventi di cui è ricca Uboldo sono fatti per la stragrande maggioranza da persone che non portano a casa un centesimo e lo fanno semplicemente per il proprio paese, per gli altri, per fare qualcosa di bello per la nostra comunità. Prima di fare i leoni da tastiera magari rifletteteci perché dovreste sempre ricordarvi quattro cose».
Ed ecco l’elenco: «Primo: dall’altra parte ci sono persone in carne e ossa che magari si sbattono per voi e questo è il ringraziamento; secondo: c’è gente che fa per gli altri e che come voi ha mogli, mariti, fidanzati, impegni, famiglie, scuole, zaini da preparare, cene da cucinare, ma lo fa perché crede nella comunità e nel proprio paese. La differenza è semplicemente che loro alzano il culo dal divano. Terzo: dato che è quasi dieci anni che faccio il sindaco e circa 25 che tra oratorio e associazioni sono sempre in mezzo a queste cose,
guardate che io tutti quelli che scrivono e criticano non li ho mai visti spostare nemmeno una panca o un tavolo o tirarsi su le maniche per fare qualcosa. Anzi, i volti sono sempre i soliti, i nomi pure, e guardate che il giorno che questa gente smetterà di fare perché ne avrà piene le palle di sentire lamentele e critiche allora sì che vivrete in un paese dormitorio. Quarto: ricordatevi che voi non fate niente, quindi almeno abbiate la decenza di stare muti. Altrimenti guardate, fate così, la prossima volta proponetevi per collaborare così vedete cosa vuol dire. Dopo, se proprio necessario ma non sarà necessario, parlate».