«Ora basta». La misura è colma, da tempo. E i tifosi – tutti – non ne possono più.
La disastrosa situazione (sportiva, economica, gestionale) in casa Varese ha fatto perdere definitivamente le staffe a tutto il popolo biancorosso.
Popolo biancorosso che ieri a Chieri era rappresentato da poca gente. Una quarantina, non di più, i supporter presenti: 23 sono arrivati con il Bus di Passione Biancorossa, gli altri hanno raggiunto lo stadio “De Paoli” con mezzi propri.
Chiaro e spiegato a tutti il motivo e l’interesse da parte dei tifosi raggruppati nel settore scoperto, quello dedicato agli ospiti: «Siamo qui solo per i ragazzi, per la squadra». Un appoggio che si è concretizzato al fischio finale quando il Varese, pur sconfitto, si è preso gli applausi dei suoi tifosi: bandiere in mano a testimoniare l’orgoglio d’essere biancorossi, un abbraccio da lontano ai loro ragazzi, saluto ricambiato dai giocatori che, guidati da mister Tresoldi, hanno ringraziato prima di scendere negli spogliatoi.
Una posizione diventata già chiarissima a metà del primo tempo, quando è partita una forte contestazione, lanciata da uno e raccolta da tutti gli altri.
Nel mirino è finito innanzitutto il direttore sportivo Alessandro Merlin, ripetutamente apostrofato: durante la partita, all’intervallo, a fine partita e anche dopo la partita, quando l’Oreste – storico tifoso di Travedona – lo ha tenuto a colloquio fuori dai cancelli dello stadio. Insieme al ds, anche il proprietario Paolo Basile ha dovuto sentirsi le sue.
Per il proprietario il peggio doveva però ancora arrivare. A Chieri non c’era la Curva, che ha disertato la trasferta; un fatto che non accadeva da “secoli”: nessuno dei presenti allo stadio, a memoria, ricorda un’occasione in cui gli ultras biancorossi fossero assenti. Il motivo lo hanno spiegato loro stessi, con il seguente comunicato pubblicato sulla pagina Facebook “Blood Honour Varese”: «Ora basta! Basta ipocrisie e finto buonismo, basta prese per il culo e promesse mai mantenute. Il livello di sopportazione è stato superato, tant’è che oggi la Curva Nord Varese ha amaramente deciso di disertare la trasferta di Chieri.
Noi non abbiamo mai abbandonato i nostri ragazzi nel bene e soprattutto nel male, siamo stati i primi a scendere in piazza per i nostri colori, non ci siamo mai tirati indietro nel macinare chilometri per sostenere la nostra amata squadra.
Pensiamo che sia arrivato il momento di dire basta! Ne abbiamo pieni i c***i di presidenti fantocci che promettono e proclamano rivoluzioni, come salti di categoria in men che non si dica per poi rivelarsi degli impostori senza alcun rispetto per città e tifoseria, dal Laurenza al Basile dei giorni d’oggi senza escludere nessuno! Abbiamo bisogno di gente seria che capisca di calcio, non fantomatici ultras (a quello ci pensiamo già noi) o pallanuotisti della mutua. Abbiamo bisogno di investitori seri e pronti a lavorare per i nostri colori che non abbiano tempo di far proclami e promesse da burattini.
Altrimenti meglio sparire subito, senza aspettare, facendo i conti con la propria coscienza e non solo!».
Un comunicato duro e puntuale, che ripercorre rapidamente le tappe che hanno portato questo Varese al punto (di non ritorno) in cui si trova.
I tifosi – tutti – si sono espressi.
Ora bisogna capire cosa ha intenzione di fare Paolo Basile, scaricato definitivamente anche dalla Curva. Ieri, prima della partita, il proprietario avrebbe promesso ai giocatori un bonifico, in partenza domani, per saldare lo stipendio arretrato in ottobre. I soldi necessari parrebbero arrivare da molto lontano (coste pugliesi?): dietro quale promessa, non si sa.
Una pezza che dovrebbe permettere di tirare avanti ancora un po’ e, a logica, farebbe comparire qualche altro soggetto “interessato” al Varese.
Il timore diffuso, dopo i personaggi presentati nell’ultimo anno e mezzo, è di trovarsi qualche altro impresentabile, incapace (se non addirittura dannoso) come chi l’ha preceduto – e chi l’ha portato – di dare un futuro al Varese. Una soluzione che i tifosi – tutti – rifiutano con forza: piuttosto, meglio sparire.