– È finito nei guai per una lunga “querelle”, durata anni, con tutto il vicinato. Una storia fatta di denunce, liti e insulti, che ha visto scrivere la parola fine nelle ultime ore quando i carabinieri della stazione di Mozzate lo hanno arrestato. Per questa faccenda, in carcere è finito G. C., 60 anni, residente a Locate Varesino, ma originario del Comune di Vedano Olona.
Nella giornata di martedì i militari della Stazione di Mozzate, coordinati dai colleghi della Compagnia di Cantù, hanno eseguito nei suoi confronti un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, per il reato di atti persecutori. Il destinatario del provvedimento penale spiccato dall’autorità giudiziaria di Como è stato ritenuto responsabile di numerosi episodi che si sono verificati all’interno di un pregevole complesso residenziale di Locate, nella zona di via Giuseppe Garibaldi, all’altezza del civico 81 e seguenti.
Una zona residenziale, molto tranquilla in apparenza, ma che evidentemente già da qualche tempo aveva attraversato periodi parecchio movimentati. Secondo la ricostruzione dei carabinieri, coordinati dalla Procura di Como, il clima di tensione si respirava, infatti, non solo nella palazzina dove abita il presunto “stalker”, che davanti all’autorità giudiziaria sta rispondendo di atti persecutori, ma anche nei complessi residenziali che si sviluppano di fianco e che proseguono per tutta la via, una piccola striscia di asfalto che si ricongiunge poche decine di metri più avanti alla strada principale.
Sempre secondo la ricostruzione investigativa, il fenomeno era talmente diffuso nell’isolato che nel corso del tempo l’inquilino “incriminato” è stato denunciato da oltre venti residente del complesso residenziale. Le famiglie avrebbero raccontato ai carabinieri ai quali hanno sporto denuncia di essere state vittime di atti molesti e di continue provocazioni, tali da provocare disagio e malessere negli abitanti.
Ieri pomeriggio in via Garibaldi la voglia di parlare non è che fosse proprio ai massimi livelli: «Perchè chiede proprio a me – dice una signora al citofono – chieda a qualche mio vicino, loro ne sanno di più, io non so niente».
«Ho sentito qualcosa – ha detto un altro inquilino del complesso di via Garibaldi – ma non lo conoscevo. So solo che viveva nell’ultima casa in fondo».
Insulti, provocazioni, dispetti sarebbero stati all’ordine del giorno, almeno secondo quanto raccolto dagli investigatori. Gli approfondimenti investigativi hanno permesso di definire il comportamento dell’indagato per il quale l’autorità giudiziaria ha emesso il provvedimento cautelare trasferendolo in carcere a Como.