I distributori di carburante lanciano l’allarme, dopo l’ulteriore rincaro (l’ennesimo delle ultime settimane) che ha portato il prezzo medio nazionale della benzina in modalità self a 2,069 euro al litro (con i diversi marchi compresi tra 2,060 e 2,084 euro al litro) e servito a 2,195 al litro, mentre il diesel è in self a 2,006 euro al litro di media e a 2,139 il servito.
Le quotazioni sono aggiornate quotidianamente sulla base delle comunicazioni dei gestori all’Osservaprezzi del MISE, ma i prezzi medi nazionali sembrano essere più bassi di quelli praticati in provincia di Varese.
Tutto questo nonostante lo sconto sulle accise (30 centesimi al litro) concesso dal Governo e prorogato fino al 31 dicembre. Le misure dell’esecutivo, tuttavia, sono già state quasi annullate dai nuovi rincari.
Massimo Sassi, presidente territoriale Faib Confesercenti Lombardia, è sconsolato e preoccupato: “Sta succedendo che la guerra, l’estrazione diminuita e la riduzione delle scorte stanno influendo in modo negativo sui prezzi. Siamo nell’ordine dai 5 ai 10 centesimi di rincaro alla settimana“.
I benzinai non riescono a coprire i costi. “Il nostro margine è di 3,5 centesimi al litro, ma con i costi generali in aumento il margine reale si è ridotto notevolmente – osserva Sassi -. Se va avanti così, entro fine anno si assisterà ad una raffica di chiusure degli impianti».
Gli automobilisti, d’altronde, hanno reagito riducendo i rifornimenti alla pompa: “In questo mese di giugno, dove già si registrano meno vendite perché i consumi diminuiscono per effetto della chiusura delle scuole, stiamo rilevando un calo ulteriore del 20%. E questa situazione si ripercuoterà sulle ferie: ho clienti che mi hanno detto che faranno una sola settimana di vacanza, anziché due, proprio a causa del costo del carburante. E il caro-carburante va a scaricarsi anche sui prezzi dei prodotti: è il contraccolpo sulla distribuzione. Ho una perplessità: non capisco perché gli autotrasportatori non siano ancora scesi in protesta… ».
Difficile trovare soluzioni concrete nel breve periodo, ma da Faib Confesercenti auspicano “che il Governo obblighi le compagnie petrolifere a fissare un tetto massimo o congelare i prezzi. Il Governo italiano si è mosso, certo, tagliando le accise ma non basta: oggi siamo messi peggio di prima. Un’altra soluzione potrebbe essere quella di ridurre l’Iva al 10%. Nonostante sia un bene di prima necessità, sul carburante grava infatti l’Iva al 22%”.
Si prospetta una calda, caldissima estate.