Una bolla di sapone, grossa ma fragile, smontata subito, ma che si lascia dietro di sè un eccessivo e ingigantito clamore mediatico animato da associazioni ideologizzate che fanno della retorica neofemminista il loro unico scopo di vita. Questo è il quadro finale che emerge dalla vicenda delle presunte molestie durante l’adunata degli Alpini dello scorso maggio.
Chiunque sia stato ad un’adunata degli Alpini conosce perfettamente il clima goliardico che si viene a creare, tra risate, canti, momenti istituzionali, mostre e la famosa sfilata dove migliaia di “veci” e di “bocia” orgogliosamente marciano spalla a spalla esibendo i labari ed i simboli dei rispettivi gruppi di appartenenza. I Sindaci, soprattutto nelle nostre zone, sfilano insieme agli Alpini, e non è raro vedere primi cittadini marciare con il cappello alpino in testa, ad ulteriore dimostrazione che chi ha svolto il servizio militare in questo corpo continua anche dopo il congedo a portare avanti i valori del rispetto, della solidarietà, attaccamento alla Patria e senso del dovere anche nella vita di tutti i giorni, con un forte spirito di servizio verso la propria comunità.
L’adunata di Rimini è stata l’adunata “a mare”, l’adunata dove gli Alpini, provenienti per lo più da zone montuose (anche se ormai non più esclusivamente come un tempo), hanno sfilato di fianco alla spiaggia, respirando la salsedine e la famosa ospitalità romagnola. Quella Romagna che, come anche tantissimi varesini sanno, ti accoglie con buona cucina, un senso di gentilezza diffusa e una voglia di godersi la vita in modo profondo e divertente.
Le scappatelle estive di ragazzi e ragazzi di almeno 3 generazioni, tra una partita in spiaggia ed una serata in discoteca, fanno parte del repertorio personale di milioni di italiani che in riviera romagnola hanno passato le migliori estati della propria vita.
Una città così aperta come Rimini non poteva non accogliere bene l’arrivo degli Alpini i quali spesso, soprattutto i più giovani, inscenano un atteggiamento guascone che nulla però ha a che vedere con le molestie di cui tanto si è parlato.
Intendiamoci: in mezzo centinaia di migliaia di persone accorse da tutta Italia per l’occasione, atteggiamenti cafoni e maleducati sicuramente sono avvenuti, ma da lì a dipingere gli Alpini come un gruppo di maschilisti violentatori e le adunate come un ritrovo di molestatori affamati di donne, ce ne passa. Eppure per giorni abbiamo assistito ad una grande cagnara giornalistica dove anche opinionisti di fama nazionale hanno espresso commenti ingrati sugli Alpini.
Questo livore è spiegabile soltanto in due modi: una stupida ideologia petalosa che nasconde in realtà un odio profondo per qualsiasi cosa simboleggi i valori sopra enunciati, oppure semplicemente l’ignoranza di cosa significhi e rappresenti l’adunata degli Alpini per loro, per le loro famiglie e per chi vi partecipa. Forse questi signori dovrebbero viverla un’adunata, insieme agli Alpini ed alle loro famiglie, e respirarne veramente il clima cordiale, goliardico ma anche ricolmo di ricordi e di commozione.
Per fortuna la realtà è ben diversa: il procuratore capo di Rimini, Elisabetta Melotti, ha chiesto l’archiviazione della denuncia sporta da una ragazza di 25 anni che, secondo le sue dichiarazioni, sarebbe stata strattonata e additata con frasi sessualmente allusive da un gruppo di Alpini durante quei giorni. Peccato che secondo la Procura la denuncia non stia in piedi, in quanto non vi sono elementi nella ricostruzione dei fatti per individuare i presunti colpevoli. Nemmeno la deposizione di un’amica della ragazza avrebbe fornito informazioni utili a proseguire l’indagine.
Nulla di fatto quindi, così come nel nulla sono cadute le altre decine di segnalazioni per casi simili a questo nei giorni seguenti all’adunata ma che non hanno portato a nessuna presentazione di querele o di denunce da parte delle vittime o presunte tali.
Non nutrivamo dubbi che la vicenda si sarebbe conclusa in questo modo (anche se manca ancora la pronuncia del g.i.p., ma molto probabilmente concederà l’archiviazione), ora attendiamo le scuse verso tutti gli Alpini, per giorni dipinti come violentatori, da parte dei giornalisti tanto bravi e tanto competenti che hanno scritto scandalosi articoli nei loro confronti.
Il vero dato finale dell’adunata è stato che per 3 giorni la città, al di là dei disagi viabilistici, ha conosciuto dopo anni un evento con decine di migliaia di persone che hanno lasciato la città pulita e con uno strascico di bei momenti vissuti da famiglie e persone di tutte le età. Zone della città dove normalmente non è sicuro girare la sera erano invece libere da “presenze ingombranti”, come ad esempio la zona della stazione, o alcuni parchetti pubblici solitamente malfrequentati. Dove non arriva lo Stato e le leggi sono arrivati gli Alpini ha detto qualcuno commentando gli articoli giornalistici locali.
D’altronde bastava farsi un giro nei bar della città, o per chi era lontano, nei gruppi facebook animati da riminesi, nei quali la discussione era ampia sul tema, ma la costante era una: pochi infervorati accerchiati (metaforicamente, per carità!) da centinaia di commenti scritti da persone comuni a favore degli Alpini. “Se fossi nel corpo degli alpini chiederei i danni di immagine” scrive Patrizia, “VIVA GLI ALPINI ! Sono state giornate straordinarie piene di allegria” commenta Daniela. Frasi come queste si leggono a centinaia oggi come a maggio subito dopo la notizia delle presunte molestie.
“Presente in mezzo a tanti amici nella foto. L’unica molestia che mi sono permesso è stata questa: intanto che i genitori fotografavano la propria figlia vicino ad una vetrina di un negozio ove si vedeva un nostro zaino, mi sono permesso di togliermi il Cappello è inserirlo sul capo della bimba. Il sorriso della ragazza e dei genitori mi appaga ancora oggi.” Ecco, è sufficiente un commento come questo per descrivere realmente l’adunata.
W gli Alpini!