I tassisti di tutta Italia si sono fermati dalla mezzanotte tra lunedìe martedì e continueranno a incrociare le braccia ancora per una giornata per protestare contro l’articolo 10 del Ddl Concorrenza, colpevole di “delegittimare il settore a favore delle multinazionali”; secondo i tassisti, aprirebbe le porte dell’Italia a Uber e ad altre società simili, che farebbero sostanziale concorrenza, appunto, con le auto bianche.
Nelle principali città italiane hanno aderito non meno del 90 percento di lavoratori della categoria, fino a raggiungere l’adesione totale. Anche a Malpensa c’è stato un presidio; a causa dello sciopero ci sono stati e si prevedono disagi per viaggiatori e turisti.
Il 4 luglio una delegazione sindacale di tassisti si è incontrata a Roma con la vice ministra Teresa Bellanova cercando di ottenere la cancellazione dell’articolo 10 senza successo. Dal governo è arrivata la disponibilità a rivedere il testo, ma per i tassisti è troppo poco.
Nel mirino dei tassisti come abbiamo detto c’è la deregolamentazione del settore e, nello specifico, a non andare giù è “l’adeguamento dell’offerta di servizi alle forme di mobilità che si svolgono mediante applicazioni web che utilizzano piattaforme tecnologiche per l’interconnessione dei passeggeri e dei conducenti”, come recita l’articolo 10 del ddl.
“Il governo non è intenzionato a fare lo stralcio dell’articolo 10 del ddl concorrenza, ma è disponibile a portare avanti il confronto per chiarire meglio e puntualizzare”, ha detto Teresa Bellanova, viceministro delle Infrastrutture.