VARESE – “La situazione che si prospetta è veramente esplosiva: da una parte i bilanci familiari già messi in ginocchio dagli aumenti delle bollette e dei generi alimentari, dall’altra l’approssimarsi dell’inizio della scuola che comporterà ulteriori aumenti sui libri scolastici: chi potrà sostenere gli aumenti annunciati (e in alcuni casi già applicati) dalle RSA?“, dichiara Valerio Zanolla, Segretario Generale dello Spi Cgil Lombardia commentando la situazione delle RSA lombarde.
“I rincari sulle rette delle RSA stanno diventando sempre più insostenibili per le famiglie. Oggi ricoverare un anziano in una RSA costa alle famiglie mediamente 2.000 euro al mese e la pensione non basta. La mancanza di una legge sulla non autosufficienza che garantisca i livelli essenziali delle prestazioni e l’assoluta inadeguatezza dei servizi domiciliari assistenziali lombardi mette le famiglie con le spalle al muro”, rimarca Federica Trapletti della Segreteria SPI CGIL Lombardia.
“Dall’inizio della pandemia, nonostante le risorse economiche che in più riprese Regione Lombardia ha stanziato al settore, le rette hanno già subìto aumenti nell’ordine dei 90/100 euro al mese, dovuti ai costi di sanificazione. Ora però si sta parlando di ulteriori, possibili aumenti che possono arrivare fino a 10/12 euro al giorno! È chiaro che si stratta di costi che le famiglie non possono affrontare”, sottolinea Trapletti
Stanno così aumentando i casi di insoluti che vanno poi inevitabilmente a gravare sui bilanci comunali, sottraendo risorse preziose che potrebbero essere destinate ad altri interventi socio assistenziali, riducendo quindi la capacità delle amministrazioni comunicali di rispondere ai bisogni emergenti.
“Per questo motivo SPI Cgil Lombardia sta chiedendo da circa un anno all’Assessorato alla Sanità la convocazione del tavolo congiunto con gli Enti gestori e i Comuni”, evidenzia Trapletti
“Ad oggi questa richiesta è rimasta inascoltata, ma ora siamo di fronte ad una vera e propria emergenza! È necessario che Regione Lombardia intervenga con risorse adeguate vincolandole all’impegno delle strutture che non devono procedere ad ulteriori aumenti a carico delle famiglie. Riguardo all’incremento del costo del personale è evidente che questo è dovuto agli aumenti ad personam che le RSA hanno dovuto riconoscere al personale per evitare l’esodo verso gli ospedali dal momento che i contratti di lavoro applicati sono considerevolmente svantaggiosi rispetto a quelli della sanità. Ma questo problema va risolto sui tavoli di contrattazione e non scaricato sulle famiglie».
«Lo scorso anno il sindacato dei pensionati unitariamente ha raccolto ben 27.000 firme a supporto delle nostre proposte di riforma delle RSA. Ad oggi l’amministrazione regionale le ha colpevolmente e volutamente ignorate scaricando gli oneri e le colpe sugli altri livelli. A questo punto non si capisce con che coraggio rivendichino più autonomia da Roma quando non sono in grado neppure di far fronte ai compiti loro assegnati”, conclude Zanolla.
Sull’argomento è intervenuto anche Giampietro Camatta della Segreteria Spi – Cgil Varese:
“Anche nella provincia di Varese la situazione rischia di diventare pesante nelle oltre 60 RSA con oltre 5000 ospiti e le loro famiglie, che nella maggior parte dei casi pagano rette che superano i 2000,00 euro al mese.
Lo sanno bene i Comuni che ogni anno vedono aumentare i bisogni dei loro cittadini, sia per gli indigenti ricoverati nelle strutture, sia per l’erogazione di contributi a sostegno del pagamento delle rette.
Noi, come sindacato dei pensionati, registriamo attraverso i nostri Sportelli Sociali un aumento di persone e famiglie in particolare dopo la pandemia, che chiedono un aiuto per far fronte al pagamento della retta dei propri cari ricoverati nelle RSA”.